Giustizia

Aiga, Perchinunno nuovo presidente: «Compenso minimo inderogabile contro la crisi dei redditi»

Serve una riforma dell'accesso che parta dall'Università: "doppio orale" non diventi la regola

di Francesco Machina Grifeo

L'Associazione nazionale giovani avvocati (Aiga), 10mila iscritti e 134 sezioni in tutta Italia, sabato scorso, durante il XXVI Congresso nazionale, ha eletto per acclamazione il suo nuovo presidente: l'avvocato barese Francesco Paolo Perchinunno che guiderà l'associazione fino al 2023. Presenti oltre 500 avvocati provenienti da tutta Italia. Tra le priorità del mandato: il "compenso minimo inderogabile"; la riforma dell'accesso alla professione e l'apertura al mercato grazie ad una riconversione delle "competenze".

Presidente Perchinunno, cosa vuole cambiare nell'Aiga?
Dopo una lunga campagna elettorale siamo riusciti a riunire l'associazione con una mozione unitaria che mi dà ulteriori responsabilità per rappresentare un'associazione così importante. Dobbiamo adattarci a quelli che sono i cambiamenti dettati soprattutto dall'evoluzione soprattutto del mondo digitale.

Quali sono le priorità dell'Associazione da lei presieduta? I temi sul tavolo sono tanti: equo compenso; monocommittenza, riforma dell'esame di abilitazione e specializzazioni. C'è altro?
Sì, queste sono sicuramente le priorità che ci vedranno protagonisti nel prossimo biennio, ma aggiungerei all'equo compenso, il compenso minimo inderogabile che deve essere un po' il nostro faro. Oltre alla riforma sull'esame di abilitazione, dovremo concentrarci sulla riforma del percorso formativo sia a livello universitario, sia con riferimento alla pratica legale e all'accesso alla professione, cominciando ad eliminare tutte le forme alternative di pratica forense. Specializzazioni sì, ma anche aggregazioni e ricerca di fondi comunitari per investire in formazione e nella digitalizzazione degli studi.

Veniamo alle riforme, in breve, che opinioni dà dei Ddl delega penale, civile e dell'ordinamento giudiziario?
Guardi, l'ho detto in maniera molto chiara durante il discorso di insediamento. Per ridurre i tempi dei processi occorre intervenire, aumentandola, la pianta organica dei magistrati. Siamo sempre stati convinti che riformare i riti, spesso, rischia di produrre effetti negativi, sia sul piano delle garanzie processuali che su quello dei tempi. Sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, ogni modifica sarà poco efficace se non si interviene sulla separazione delle carriere o delle funzioni dei magistrati. Ad ogni buon conto, sulla Giustizia italiana servono interventi sul piano organizzativo e gestionale che (come abbiamo visto per il processo telematico) rappresentano leve per ridurre i tempi dei processi e per generare efficienza.

Cosa pensa dell'esonero del Green pass per gli avvocati nei tribunali ma della conservazione delle limitazioni covid su cui il suo predecessore, l'avvocato Antonio De Angelis, si era espresso in modo critico?
Penso che, con gli ultimi dati più rassicuranti e con il buon esito della campagna vaccinale bisogna uscire al più presto dalla fase emergenziale.

C'è un allarme esodo dalla professione?
Sì, le cause sono ben note soprattutto in alcune zone del Paese e sono rappresentate da una crisi dei redditi e dall'alto numero di concorsi pubblici che in questi ultimi anni hanno indotto molti di noi a scegliere il "posto fisso", anche perché questa pandemia ha fatto emergere il divario di tutele che esiste tra lavoratori autonomi e i il pubblico impiego.

Cosa pensa della conferma del doppio orale per l'accesso alla professione annunciato da Cartabia proprio durante il vostro Congresso?
Penso che in Italia spesso gli interventi emergenziali diventano permanenti, vigileremo a che ciò non avvenga per l'esame di abilitazione. Va bene per quest'anno, ma non andiamo oltre.

Di cosa hanno più bisogno i giovani avvocati oggi?
Riconvertire le proprie competenze e comprendere quali sono i trend del "mercato" legale. In questo, le assicuro, l'Aiga sarà grande protagonista.

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