Giustizia

XXXV Congresso nazionale forense -Masi: gli avvocati siano all’altezza del cambiamento

È una chiamata alla responsabilità quella fatta all’avvocatura dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio al XXXV Congresso nazionale forense che si è aperto ieri a Lecce

di Giovanni Negri

È una chiamata alla responsabilità quella fatta all’avvocatura dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio al XXXV Congresso nazionale forense che si è aperto ieri a Lecce. Mattarella ha ricordato che «il Paese ha in atto un importante stagione di rinnovamento sia del processo civile sia di quello penale. L’Avvocatura è chiamata a fornire il proprio qualificato contributo per assicurare che le nuove norme consentano la necessaria accelerazione dei tempi di definizione dei giudizi».

Una chiamata cui ha risposto la relazione a braccio della presidente del Consiglio nazionale forense Maria Masi che, riconoscendo la straordinarietà della stagione in corso, non ha voluto essere indulgente con la categoria, ammettendo che le difficoltà degli avvocati a fare sentire le proprie ragioni, anche nei confronti della politica, a volte derivano anche dalla pluralità di voci con cui parla. Dove la ricchezza delle diverse esperienze associative non sempre riesce a produrre una sintesi efficace.

Per Masi così «il congresso è un’occasione per riflettere, discutere, confrontarci capire se c’è una crisi identitaria che affonda anche nell’incapacità di trovare conforto nel privilegio della difesa dei diritti. Siamo ancora in grado di esprimere valori sociali? La comunità civile ci identifica come portatori sani di valori? Certo che lo siamo, lo dobbiamo essere».

Ma poi Masi ha strappato l’applauso tornando a sottolineare le criticità del nuovo processo civile, soprattutto della fase introduttiva nella quale al meccanismo di preclusioni rigide a carico degli avvocati non corrisponde invece un’analoga severità nel censurare le inerzie ascrivibili all’autorità giudiziaria.

Del resto il Congresso cade anche in un momento molto particolare, nella transizione tra il vecchio Governo Draghi e il nuovo, in corso di formazione. A mancare è cioè ancora un interlocutore definito con cui l’avvocatura possa confrontarsi, al di là dei nomi ormai ricorrenti al vertice del ministero.

E tuttavia davanti alla platea ha assunto una particolare credibilità l’intervento del sottosegretario in carica Francesco Paolo Sisto, storico esponente di Forza Italia e quindi della coalizione vincitrice delle elezioni.

Sisto, nell’annunciare la registrazione dei nuovi parametri forensi da parte della Corte dei Conti (ora manca solo la pubblicazione in «Gazzetta») ha preso l’impegno di arrivare in tempi estremamente rapidi a una soluzione equilibrata su uno dei temi più cari ai professionisti, l’equo compenso, sul quale Sisto ha puntato il dito sulle forze politiche che ne hanno impedito l’approvazione nello scorcio finale della legislatura.

Ma certo uno dei fili conduttori della prima giornata è costituito dall’eterno nodo delle riforme e degli investimenti, dove non sempre il Pnrr e la maggiore disponibilità di fondi appare, a breve, in grado di assicurare soluzioni accettabili. Esemplare a suo modo la situazione degli organici in molti uffici giudiziari. E allora non è apparso reticente l’intervento del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura David Ermini che, nel ricordare come comunque per i tempi di presa di possesso delle funzioni, i vincitori dei concorsi in atto non potranno essere operativi prima del 2024, le scoperture si avviano verso un preoccupante 20%, pari al doppio di quanto si poteva registrare nel 2019, solo tre anni fa.

Sergio Paparo, coordinatore Ocf, ha ricordato i tre temi individuati dall’assemblea dell’Organismo dai quali ripartire per la riforma della professione: accesso e tirocinio, sistema formativo e governance, mentre il presidente di Cassa forense, Walter Militi, ha messo l’accento sulla necessità di colmare il divario che sul piano economico penalizza soprattutto le donne avvocato.

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