Giustizia

Sulle intercettazioni un budget a ogni Procura

Un budget di spesa invalicabile a ogni ufficio giudiziario per limitare almeno il costo, se non l’utilizzo, delle intercettazioni. E poi un (nuovo) intervento sulla geografia giudiziaria. Queste le due novità più significative emerse nel question time del ministero della Giustizia carlo Nordio alla Camera

di Giovanni Negri

Un budget di spesa invalicabile a ogni ufficio giudiziario per limitare almeno il costo, se non l’utilizzo, delle intercettazioni. E poi un (nuovo) intervento sulla geografia giudiziaria. Queste le due novità più significative emerse nel question time del ministero della Giustizia carlo Nordio alla Camera.

Sulle intercettazioni,, che costano tra i 160 e i 180 milioni all’anno, Nordio ha sottolineato che «una grandissima parte ha costi non solo enormi, esorbitanti, ma addirittura disomogenei in tutto il territorio nazionale, con la necessità di compensazione o meglio di pagamento, che sfugge a ogni forma di controllo, perché sono determinate dalla magistratura, non vi è un budget per ogni procura, non vi è un budget per ogni ufficio giudiziario e, quindi, ogni pubblico ministero ed ogni gip possono disporne quante ne vogliono e, alla fine, vengono pagate secondo criteri sui quali stiamo costituendo tavoli di lavoro, quantomeno per rendere omogenee le liquidazioni di queste costosissime parcelle».

Detto poi che per il ministro molto spesso le intercettazioni, quanto a risultati investigativi, si sono rivelate «fallaci e ingannevoli», senza oltretutto che la riforma Orlando abbia condotto a una significativa limitazione della loro divulgazione, l’obiettivo «è che vengano limitati i costi attraverso l’omogeneizzazione delle parcelle che possono essere richieste dalle aziende dalle quali queste prestazioni vengono effettuate e, soprattutto, in prospettiva, che venga affidato a ogni ufficio giudiziario un budget che non possa essere superato annualmente nella gestione di questa forma di indagine che, altrimenti, sfugge economicamente a ogni forma di controllo».

E Nordio ha anche decisamente aperto a un nuovo intervento sulla geografia giudiziaria, sollecitato ieri in Aula dall’ex Procuratore antimafia e deputato 5 Stelle Federico Cafiero De Raho per il quale «le sedi giudiziarie sono presidi di legalità. A Lucera abbiamo avuto una soppressione, così come per le sezioni distaccate di Cerignola, Manfredonia, San Severo, proprio i luoghi in cui la quarta mafia è più forte; e, poi, il tribunale di Rossano, anche lì, in Calabria. Come è pensabile che in quei luoghi venga sottratta la presenza della giurisdizione, di un giudice, che non solo è una presenza fisica, ma è lo Stato nell’esercizio della giustizia, è ciò a cui guardano i cittadini con fiducia?».

Nordio, nella sua risposta, ha chiarito che la riforma avviata dall’allora ministra della Giustizia Paola Severino, era il 2012, non ha dato «gli esiti sperati» e ora occorre «una profonda revisione» di quell’intervento. In questo senso, ha annunciato il ministro «stiamo costituendo gruppi di lavoro per vedere come si possa conciliare l’efficienza della giustizia attraverso la razionalizzazione, anche la digitalizzazione, l’informatizzazione, la costituzione degli uffici di prossimità, senza, però, togliere quella doverosa risposta di giustizia territoriale che lo Stato deve dare, soprattutto, nei confronti delle sedi più disagiate, dove la soppressione degli uffici giudiziari, tante volte, ha portato dei disagi e degli svantaggi maggiori dei vantaggi che si potevano supporre».

In chiusura Nordio è intervenuto anche sul reato di tortura, ricordando che, dopo gli eventi dell’aprile 2020 al carcere di Santa Maria Capua Vetere (sui quali è partito a luglio il processo), 70 agenti e 3 dirigenti di Polizia penitenziaria sono tuttora sospesi dal servizio. E tuttavia il reato di tortura, che il ministro ha precisato di volere assolutamente conservare nel nostro ordinamento, difetta di tipicità e specificità e quindi potrebbe essere oggetto di futuri aggiustamenti.

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