Giustizia

Cnf: "Bene ministro Nordio, riavvicinare cittadini alla giustizia"

Per l'Anf il programma è "massimalista" e rivela "luci e ombre", è necessario prima "aprire una stagione di incontro dialettico"

«Semplificazione della legislazione, ottimizzazione dell'organizzazione giudiziaria da attuarsi anche con la collaborazione degli avvocati attraverso i consigli dell'ordine, revisione del sistema delle intercettazioni e modernizzazione del sistema carcerario in un'ottica di riconciliazione sociale, sono iniziative che ci trovano convergenti e che rappresentano per l'avvocatura esigenze primarie, a partire dalla situazione non più sostenibile delle carceri, come emerso dallo studio del Garante Mauro Palma sull'alto tasso di suicidi». Lo afferma la presidente del Consiglio nazionale forense, Maria Masi commentando le linee programmatiche del ministro della Giustizia Carlo Nordio.

«Se la prima emergenza, oggi un imperativo prioritario, è il superamento della crisi economica sulla quale incidono le criticità della giustizia civile, risulta essenziale, senza incidere sulla giustizia di prossimità, garantire l'effettività della tutela dei diritti dei cittadini, e ricostruire un senso di fiducia della collettività verso il sistema giudiziario», ha sottolineato la presidente del Cnf.

«Già in occasione dell'incontro con il ministro Nordio, il Cnf aveva espresso l'auspicio di un intervento normativo sugli aspetti più critici della riforma della giustizia civile che, senza comprimere le parti, riequilibrasse il rapporto nella giurisdizione tra magistrati e avvocati e fosse in grado di raggiungere gli obiettivi e gli standard di efficienza imposti dal Pnrr per risollevare l'economia del Paese e attrarre investimenti esteri. Un equilibrio nella e della giurisdizione che potrebbe essere reso possibile anche con la presenza degli avvocati nella composizione dell'ufficio legislativo del ministero della Giustizia per la collaborazione istituzionale alla redazione delle norme.

Sul fronte della riforma della giustizia penale rimangono le perplessità dell'avvocatura sui contenuti e sulla funzionalità e agibilità degli uffici giudiziari.

In riferimento alla "revisione profonda" del reato di abuso d'ufficio, il Cnf reputa l'attuale struttura un freno inibitore per gli amministratori pubblici che non sempre poi trova una sostenibilità in tesi di accusa. Bene la revisione delle intercettazioni, su cui è opportuno coprire con il segreto fino allo stralcio di quelle irrilevanti e rafforzare il controllo deontologico per gli operatori della giustizia. E se la deontologia non basta, far scattare sanzioni pesanti», è la conclusione dell'avvocata Maria Masi.

Più tiepida l'Assocazione nazionale forense che chiede un confronto prima di avviare una nuova stagione di riforme. Per il segretario generale Giampaolo Di Marco: "Mettere mano alla Costituzione, archiviare l'obbligatorietà dell'azione penale e dare un giro di vite sulle intercettazioni: un manifesto programmatico ‘massimalista', con luci e ombre, quello enunciato dal Ministro Nordio. Ma non siamo certi che i tempi siano maturi per una agenda politica di questo tenore, dunque auspichiamo che si aprano al più presto momenti di incontro dialettico che consentano ad Avvocati, Magistrati e Ministro di confrontarsi e trovare punti di contatto per riforme che siano applicabili e corrispondenti alle esigenze del Paese in materia di giustizia".

"Vero è – continua Di Marco – che con la riforma Cartabia ci troviamo in una situazione singolare, nella quale le Procure della Repubblica si apprestano ad adottare dei propri progetti organizzativi per individuare i criteri per stabilire la priorità nella trattazione delle notizie di reato e nell'esercizio dell'azione penale. Dunque l'azione penale condizionata da norme amministrative o disposizioni dell'ordinamento giudiziario. D'altra parte l'abolizione tout court dell'obbligatorietà auspicata dal Ministro rischierebbe di creare in alcuni territori delle storture, perseguendo solo alcune tipologie di reato. Se il 2022 è stato l'anno delle riforme, che il 2023 sia l'anno della loro attuazione concertata, ognuno essendo portatore del proprio pensiero che venga sintetizzato da una politica attenta e pronta a rivedere errori di politica legislativa su temi estremamente delicati per la Giustizia e per l'intero Paese".

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