Giustizia

Santalucia (Anm), "Da Nordio parole ingenerose" – Caiazza (Ucpi): "Discorso storico"

Molto distanti le reazioni di magistrati e avvocati penalisti alle linee programmatiche esposte ieri mattina al Senato, dal Ministro della Giustizia Nordio

di Francesco Machina Grifeo

Non potevano essere più distanti le reazioni di magistrati e avvocati penalisti rispetto alle linee programmatiche esposte ieri mattina al Senato, dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Al centro delle polemiche la separazione delle carriere e le frasi sull'uso distorto della intercettazioni, su cui il Guardasigilli è tornato questa mattina alla Camera aumentando il carico. "La diffusione arbitraria di intercettazioni – ha detto - non è civiltà né libertà" e per combatterla "sono pronto a battermi fino alle dimissioni". Nordio ha poi ricordato Loris D'Ambrosio, magistrato e consigliere del Presidente Napoletano, "morto forse anche perché coinvolto in questa porcheria della diffusione arbitraria". Fu colto da un infarto, sessantacinquenne, poco dopo essere stato interrogato come testimone nel processo a Leoluca Bagarella.

Per il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia, le parole del Guardasigilli sulle intercettazioni sono "dure e ingenerose". "A noi – ha proseguito - non piace intercettare la gente, violare la privacy e la riservatezza delle persone, ma faccio un esempio: come lo rompi il patto tra corruttore e corrotto? Lì nessuno parla e l'intercettazione è l'unico strumento che possa cercare d'introdursi in quel vincolo d'omertà". Santalucia ha quindi affermato: "Si intercetta più da noi che nei Paesi anglosassoni? Nordio dimentica forse che in Inghilterra possono farlo pure le forze di polizia e che il nostro soprattutto è un Paese con un alto tasso di criminalità organizzata - ha aggiunto - le intercettazioni sono tante anche perché sono tanti i latitanti da catturare... ". In generale, riguardo alla riforma della Giustizia, Santalucia in un'intervista a La Repubblica, ha avvertito: "Se il governo vuole separare le carriere dei magistrati e limitare l'obbligatorietà dell'azione penale deve cambiare profondamente la Costituzione. Può farlo, naturalmente. Ma non renderà un buon servizio alla nostra democrazia".

Opposta la lettura del presidente dell'Unione Camere Penali, Gian Domenico Caiazza: "Se anche solo una parte di queste dichiarazioni programmatiche trovasse attuazione, basterebbe per ascrivere a questo ministro e a questo governo meriti straordinari. Si aprirebbe una nuova stagione dopo le storture viste in questi decenni". "Non ho esitazione a dire – ha proseguito - che non ho ricordo di un programma di riforma della giustizia proposto da un ministro della repubblica così esplicitamente ispirato a quei principi liberali del diritto penale e del giusto processo che sono da sempre il patrimonio ideale dei penalisti italiani: un discorso direi storico". "Le dichiarazioni del ministro - ha poi aggiunto - sono di grande importanza e fortemente impegnative per lui e per il governo. Quanto però di questo si riuscirà ad attuare però è tutto da vedere, bisognerà verificare quale sarà la ricaduta concreta delle linee programmatiche esposte dal Guardasigilli".

Caiazza sottolinea poi che "la separazione delle carriere dei magistrati, che è una riforma necessariamente di natura costituzionale, e a nostro avviso indispensabile, così anche sull'obbligatorietà dell'azione penale". In merito alle intercettazioni Caiazza evidenzia che è "un strumento straordinariamente invasivo, si è fatto in questi anni un uso largamente eccessivo: è diventato sostanzialmente sostitutivo di ogni altra indagine. È stato un eccesso,una patologia, bene che le si limiti a un utilizzo ragionevole". E sull'obbligatorietà dell'azione secondo Caiazza "si è dimostrata totalmente paralizzante per la vita giudiziaria del Paese. È un principio ingestibile perché significa creare un numero di procedimenti infinito e quindi, poiché le procure in ultima analisi devono pur fare una selezione questa diventa arbitraria".

E sul tema della separazione delle carriere interviene anche Mariarosaria Savaglio, Segretario generale di Unicost: "Riteniamo che sia di fondamentale importanza che giudici e pubblici ministeri continuino ad appartenere allo stesso ordine. Se la separazione delle carriere viene posta come rimedio ad una presunta intraprendenza dei pubblici ministeri, si tratterebbe di una misura assolutamente controproducente rispetto al problema: solo il rafforzamento di una unitaria cultura della giurisdizione è il presupposto di un'efficace sistema di tutela delle garanzie per un corretto esercizio dell'azione penale". "D'altra parte - osserva - separare le carriere non ha senso se non nell'ottica di attrarre nell'orbita del potere esecutivo gli uffici di procura. Scelta questa a cui il ministro Nordio si è sempre dichiarato contrario".

Per Nordio tuttavia "la separazione delle carriere non significa affatto un primo passo verso la soggezione all'esecutivo" che è "una bestemmia". E dire il contrario è "una vuota metafisica o un trucco verbale per evitare un problema che esiste, e che è il fatto che il pm è l'unico organismo al mondo che ha un fortissimo potere senza nessuna responsabilità".

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