Responsabilità

Risarcimento del danno da sciacquone rumoroso: la vivibilità dell'abitazione è tutelabile

La sentenza in commento ricostruisce la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti Umani che promuove la tutela della "vivibilità dell'abitazione e qualità della vita all'interno di essa, riconoscendo alle parti assoggettate ad immissioni intollerabili un consistente risarcimento del danno"

di Davide Gambetta*

Nelle ultime ore è stata oggetto di particolare attenzione una pronuncia della Corte di Cassazione ( Corte di Cassazione, Sez. VI.2 civile, ordinanza 28 luglio 2021, n. 21649 ndr ) che ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno in favore dei vicini nel caso di sciacquone talmente rumoroso da impedire di fatto il diritto al riposo, in particolare nelle ore notturne. La sentenza è stata infatti riproposta da una larga parte della stampa generalista ed è stata accolta dal grande pubblico dei social media persino con una certa ilarità.

Anzitutto, dato che la sentenza è stata proposta in molti casi tranciata e orfana dei suoi più utili passaggi motivazionali, è doverosa una breve ricostruzione che vada al di là degli aspetti mediaticamente più accattivanti.

Si titola ad esempio, da certe parti, che la Cassazione avrebbe ritenuto il suono molesto di uno sciacquone contrario ai diritti umani.

In realtà, la sentenza ricostruisce la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti Umani, che ha sempre promosso la "tutela alla vivibilità dell'abitazione e alla qualità della vita all'interno di essa, riconoscendo alle parti assoggettate ad immissioni intollerabili un consistente risarcimento del danno". Dunque non è un semplice sciacquone a violare i diritti umani, ma il danno, ripetuto, frequente e reiterato alla vivibilità dell'appartamento sottostante, che finisce per pregiudicare anche la qualità della vita e il "diritto al rispetto della propria vita privata e familiare", che, questo sì, "è uno dei diritti protetti dalla Convenzione Europea dei diritti umani".

Non si tratta di una questione bagatellare, "de minimis", perché il rumore molesto nelle ore notturne, soprattutto quando reiterato e intollerabile, può rendere di fatto impossibile il godimento del riposo. Per di più nel caso specifico lo sciacquone era in attività dal 2003, quindi da diciannove anni prima della sentenza e il risarcimento accordato è stato di appena cinquecento euro per ciascun anno.

Tra l'altro, la questione si inserisce in una cornice ancor più articolata e complessa. Si parla (e scrive) tantissimo di smart cities, città intelligenti, qualità della vita, benessere urbano. Se l'amministrazione pubblica è sempre più chiamata, nella programmazione urbanistica prima e nella gestione concreta del territorio poi, a garantire la qualità del contesto e a gratificare il livello di vivibilità con interventi sempre più pervasivi, non si può dimenticare che il livello di interrelazioni più vicino al residente ha invece una natura più propriamente privatistica: ed è il rapporto di vicinato.

Nel suo sviluppo fisiologico, questo rapporto dovrebbe essere improntato a un ragionato e razionale sentimento di rispetto e coesione sociale, coimplicante una rispettosa limitazione della propria libertà. Eppure la convivenza civile è frutto di una non sempre facile alchimia di rapporti e di rinunce, spesso difficile da realizzare.

Ne fa prova che la questione delle molestie anche sonore tra vicini sia così antica da infiltrare le radici secoli e millenni addietro. Già i romani avevano elaborato una niente affatto scontata disciplina delle immissioni (di fumi, odori e, appunto, rumori), veicolata didatticamente nel manualistico ricordo della taberna casearia e del suo fastidioso olezzo. Il problema, ancora oggi, non sembra quindi ancora risolto e può richiedere l'intervento del giudice.

Bisogna ricordare che la giustizia non è soltanto quella dei maxi processi o delle grandi arringhe in complessissime diatribe sui massimi sistemi. C'è anche una fondamentale giustizia di primo soccorso, che interviene nella vita quotidiana delle persone e che si occupa, suo malgrado e per nostra fortuna, anche di (apparentemente) modeste problematiche nelle relazioni interpersonali. Una giustizia a dimensione d'uomo che intercetta ogni individuo anche nel privato della sua casa e lo protegge persino dai suoni molesti dell'altrui sciacquone. È questo un segno di civiltà, che non dovrebbe affatto suscitare alcuna ilarità, e che anzi rende la dimensione di una giustizia sempre più profondamente vicina alle esigenze profonde dell'individuo e della sua qualità della vita.

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*A cura di Davide Gambetta, avvocato e dottore di ricerca


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