Civile

Equo compenso, il pressing per le modifiche mette a rischio la riforma

Dopo il parere critico redatto da tre professori universitari anche l'Anf parla di legge "controproducente" ed invita a cambiarla. L'esame riprende domani mercoledì 11 maggio

di Francesco Machina Grifeo

Clima infuocato sulla riforma dell'"Equo compenso dei professionisti", il testo a firma Meloni, Mandelli e Morrone il cui esame in Commissione giustizia del Senato riprende domani (mercoledì 11 maggio) dopo il via libera della Camera dell'ottobre scorso. Qualche giorno fa è arrivato l'allarme del Sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto secondo cui con l'approvazione di modifiche al testo, con un nuovo passaggio a Montecitorio, si rischierebbe di non portare a casa la legge nella Legislatura. Una posizione sostanzialmente condivisa da Cnf ed Aiga che, nonostante, alcune criticità premono sull'acceleratore.

A scaldare gli animi è un parere critic o reso noto nei giorni scorsi e redatto dai professori Giulio Napolitano (Università Roma Tre), Silvio Martuccelli (Università Luiss Guido Carli) e Gian Michele Roberti (La Sapienza) secondo i quali, il provvedimento, per un verso, scaricherebbe i costi ed eventuali azioni esecutive sulle imprese, per l'altro, con l'aggancio dei compensi ai decreti ministeriali reintrodurrebbe un sistema di tariffe minime bocciato dall'Ue.

Una presa di posizione aspramente criticata dal Consiglio nazionale forense: "Non si comprendono se non con un malcelato tentativo di rallentare o peggio inibire ancora una volta la riforma, le censure al progetto sollevate da accademici e condivise solo alla vigilia della discussione. La proposta di riforma se approvata - deve essere approvata oggi e non domani - garantirebbe almeno l'equa remunerazione dell'attività espletata dal professionista senza la mortificazione di incarichi che tradiscono il principio e il valore della dignità".

Il provvedimento tuttavia non convince neppure a Confprofessioni, Colap, Acta, Cgil e soprattutto all'Associazione nazionale forense: "Va fermata la rincorsa affannata a rivendicare l'approvazione di una legge, qualunque essa sia". "Sull'equo compenso - dichiara il segretario generale Giampaolo Di Marco - non si facciano fughe in avanti: l'attuale schema di legge per le prestazioni professionali non risponde alle reali necessità dei liberi professionisti". Per l'Anf una legge è "assolutamente necessaria", ma quella in discussione rischia di essere "controproducente rispetto agli obiettivi che si intende perseguire, finendo per essere addirittura punitivi nei confronti dei soggetti che si vorrebbe tutelare, attraverso un regime sanzionatorio ancor più penalizzante per gli iscritti agli ordini professionali". Per Di Marco la norma "contiene soluzioni non coerenti e non compatibili con il quadro giuridico, anche europeo" e dunque vanno introdotte le "necessarie correzioni".

Il presidente dell'Aiga, Francesco Paolo Perchinunno, mette invece l'accento sugli elementi positivi: "È una legge sul compenso minimo inderogabile – spiega - in quanto lo aggancia ai minimi tariffari, e questa è una conquista". "Certo - aggiunge - non mancano criticità come la norma sulla responsabilità degli avvocati nel caso di convenzioni sotto soglia ma va anche considerato che siamo a maggio, abbiamo ancora due tre mesi di lavori pieni in Parlamento prima della sessione di bilancio, quello che diciamo noi è approviamola così com'è, poi nella prossima legislatura si può anche provare a migliorarla".

Quello che "spaventa e allarma" l'Aiga sono però le critiche della Cgil "su questioni che riguardano i professionisti". "Le professioni italiane – si legge in una nota - non saranno mai proletarizzate e sindacalizzate, la nostra autonomia e indipendenza sarà favorita dall'approvazione del Ddl sull'equo compenso".

E il Consiglio nazionale forense, in un intervento sul "Dubbio", sottolinea che: "Il disegno di legge in esame, anch'esso non il migliore in senso assoluto, ha il pregio di arginare la tendenza dei contraenti forti a sfruttare i richiami testuali alle ‘convenzioni' per restringere il campo di applicazione, e a prevedere comunque come necessario il rinvio ai parametri forensi per la determinazione del carattere equo del compenso". "È inoltre - prosegue - certamente apprezzabile la legittimazione – per i Consigli territoriali – ad adire l'autorità giudiziaria per violazioni delle disposizioni vigenti in materia di equo compenso". Il Cnf auspica poi l'istituzione di un Garante, che sia una autorità indipendente, ma nel frattempo "coglie con favore la proposta di istituire un Osservatorio nazionale con il coinvolgimento di un rappresentante per ogni Consiglio nazionale dei professionisti".

Il provvedimento piace anche a ProfessionItaliane - l'Associazione che racchiude le rappresentanze del Comitato Unitario delle Professioni e della Rete delle Professioni Tecniche - che rivolge un appello al Presidente della Commissione Giustizia del Senato, Andrea Ostellari ed a tutti i parlamentari: "Una legge sull'equo compenso non è più procrastinabile: il ddl va approvato entro la fine della Legislatura". Anche per Armando Zambrano e Marina Calderone, rispettivamente presidente e vicepresidente dell'Associazione che rappresenta 23 Consigli nazionali di Ordini e Collegi, il testo potrebbe essere "ancora migliorato", tuttavia ammoniscono: "dobbiamo evitare di vanificare il lungo percorso legislativo intrapreso finora".

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