Penale

«Già accertate frodi alla Ue per 5,3 miliardi»

di Bianca Lucia Mazzei

Quasi seicento indagini avviate, un danno al bilancio dell’Unione europea di 5,3 miliardi di euro (per più di un terzo riconducibile a procedimenti di competenza italiana) e la rilevazione del forte coinvolgimento della criminalità organizzata nelle frodi Iva trasnazionali, maxitruffe che non creano allarme sociale nonostante valgano molti milioni di euro.

È questo il bilancio dei primi mesi di attività della nuova Procura europa (European Public Pprosecutors Office, Eppo), l’organismo indipendente della Ue cui spetta indagare e perseguire di fronte ai tribunali degli Stati membri i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione. A tracciarlo è Danilo Ceccarelli, viceprocuratore capo di Eppo e procuratore europeo per l’Italia.

Dopo diversi rinvii, la Procura europea è partita, il primo giugno scorso. Che attività avete svolto?
Nei primi sette mesi, fino al 31 dicembre, abbiamo ricevuto dalle autorità pubbliche oltre 1.600 informazioni contenenti notizie di reato: le indagini avviate sono state però circa 600 perché le regole che delimitano la nostra competenza rispetto a quella delle procure nazionali sono molto complesse. Il danno al bilancio europeo emerso da questi procedimenti è comunque di 5,3 miliardi, compresa l’Iva.

Quante indagini hanno coinvolto l’Italia?
In Italia è stato avviato il maggior numero di procedimenti, il 22% del totale, e nelle indagini italiane è stato accertato il 35% del valore del danno economico all’Unione europea. L’Italia è anche il Paese più coinvolto nei procedimenti tranfrontalieri, oltre ad essere quello che ha effettuato il più alto numero di sequestri di proventi di reato.

La ragione di questi record?
La capacità delle forze investigative italiane di rilevare, identificare e indagare i fenomeni criminali non ha paragoni. In alcune fasi storiche il contrasto alla criminalità organizzata ed economica è stato una priorità per il nostro Paese che vi ha convogliato risorse umane e materiali. Abbiamo, inoltre, corpi di polizia specializzati nella lotta ai crimini economici-finanziari o a quelli dei cosiddetti “colletti bianchi”. Negli altri Paesi la specializzazione è più limitata, la collaborazione rara e le risorse spesso distratte verso altre priorità.

Dove avete riscontrato una maggiore presenza della criminalità organizzata?
Nelle frodi Iva trasnazionali il coinvolgimento della criminalità organizzata è enorme, molto al di sopra delle attese. Si tratta di indagini complesse che per la loro forte componente internazionale (coinvolgono quasi sempre molto più di due Stati) costituiscono il core business dell’attività della Procura europea, la ragione per cui è nata. In Italia con la Direzione nazionale antimafia abbiamo un accordo di collaborazione e lo scambio di informazioni è costante. In altri Stati la consapevolezza è molto minore.

Se ne parla anche poco...
Le frodi Iva consentono profitti altissimi ma sono quasi invisibili: il cittadino non se ne accorge e non c’è allarme sociale anche se il danno economico alla collettività è molto elevato. Solo nei procedimenti partiti in Italia, l’Iva evasa è di circa 1,3 miliardi di euro.

Quali sono gli altri reati perseguiti?
Truffe sui fondi europei (compresi quelli del Pnrr), reati contro la Pa, come corruzione e malversazione e contrabbando di beni extraUe.

Quanto dura un’indagine?
Dipende dalla complessità. Per le più semplici possono bastare 4-5 mesi: per alcune stiamo esercitando l’azione penale. Se, invece, ci sono molti Paesi coinvolti e molti dati da analizzare ,i tempi sono più lunghi. Comunque il massimo è due anni.

Al momento della partenza di Eppo non tutte le nove sedi italiane erano coperte. Oggi?
Bari e Catanzaro sono ancora scoperte, mentre a Bologna c’è un procuratore rispetto ai due previsti. È in corso una nuova selezione, ma la sede di Catanzaro rimarrà scoperta perché non ci sono candidati . Di sicuro verrà coperto il posto di Bologna e probabilmente la sede di Bari.

Quante indagini già avviate in Italia sono passate alla Procura Ue?
In base alle stime del ministero della Giustizia le segnalazioni dalle Procure avrebbero dovuto essere circa 380: sono state meno della metà, ma ne stanno ancora arrivando. Un numero inaccettabilmente basso . Ne abbiamo avocato un terzo.

Quali sono state le difficoltà incontrate in questi primi mesi?
Ogni giorno ci siamo trovati ad affrontare questioni inesplorate da risolvere con un approccio giuridico rigoroso, ma anche con una certa creatività. Abbiamo incontrato notevoli difficoltà nell’esercizio della nostra competenza a causa della complessità delle disposizioni regolamentari e alla sovrapposizione con le normative nazionali: abbiamo a che fare con 22 legislazioni e giurisprudenze diverse.

Il quadro
1 - Cos'è
La Procura europea (European Public prosecutors office, Eppo) è un organismo indipendente dell’Unione europea incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio di fronte ai tribunali degli Stati membri i reati che ledono gli interessi finanziari della Ue. L’obiettivo è perseguire illeciti di notevole entità - solo le frodi Iva transfrontaliere valgono 50-60 miliardi l’anno -contro i quali le autorità dei singoli Stati possono fare poco perché i loro poteri si fermano ai confini nazionali. È operativa dal primo giugno 2021.

2 - Gli Stati aderenti
Non tutti gli stati Ue aderiscono a Eppo. Dopo il fallimento del tentativo del Consiglio europeo di raggiungere un accordo unanime si decise di procedere con lo strumento della cooperazione rafforzata. Attualmente aderiscono 22 dei 27 Stati Ue. Sono rimasti fuori: Ungheria, Irlanda, Polonia, Svezia e Danimarca

3 - La competenza
Il Regolamento che disciplina Eppo è stato adottato nell'ottobre 2017 e attribuisce alla Procura Ue la competenza su qualsiasi reato che lede gli interessi finanziarie della Ue, che comprende frodi a fondi Ue superiori a 10mila euro, frodi all’Iva transfrontarliera oltre i 10 milioni, riciclaggio dei proventi, corruzione, turbativa d’asta, appropriazione indebita. Un campo molto largo che include anche le truffe legate alle risorse del Recovery Plan

4 - L'organizzazione
La Procura ha sede in Lussemburgo ed è strutturata su due livelli: un collegio centrale guidato dal procuratore capo europeo, Laura Codruţa Kövesi, e formato da 22 procuratori europei (uno per ciascuno dei 22 Stati aderenti). C'è poi un livello territoriale composto dai procuratori europei delegati (Ped) che svolgono le inchieste ed esercitano l'azione penale nei singoli Paesi

5 - Le notizie di reato
Le comunicazioni arrivano innanzitutto dalle autorità pubbliche: forze di polizia degli Stati membri, agenzie Ue (come l'ufficio europeo per la lotta antifrode -Olaf-, Europol, banca europea degli investimenti), procure degli Stati membri per i procedimenti pendenti al primo giugno. Da questi canali, fino al 31 dicembre scorso sono arrivate circa 1600 comunicazioni di notizie di reato. Anche i privati cittadini possono presentare denunce: fino al 31 dicembre scorso sono state circa 2000

6 - Gli uffici in Italia
Le sedi sono nove: Roma, Milano, Napoli, Bologna, Bari, Catanzaro, Palermo, Torino e Venezia. Vi devono operare 20 procuratori delegati, il maggior numero previsto in Europa. Le sedi di Bari e Catanzaro sono ancora scoperte

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