Professione e Mercato

In Africa l’accordo di libero scambio spinge la consulenza

Assistenza legale intensificata dal 2021 per l’entrata in vigore dell’Afcfta: proprietà intellettuale, energia e fintech le aree di sviluppo<br/>

di Alberto Magnani

Un mosaico di oltre 50 paesi, con economie e popolazione in ascesa. Un accordo di libero scambio che dovrebbe sbloccare un mercato da 2.500 miliardi di dollari. Un afflusso di investimenti internazionali che si riversa dall’energia alle fintech, con tutti i dubbi e le complicazioni di contesti diversissimi dagli standard europei. Sono alcuni dei fattori che hanno scatenato la corsa degli studi legali italiani e internazionali sul mercato dell’Africa-subsahariana, presidiato da un numero crescente di desk, partnership e sedi in loco che vanno dall’Etiopia alla Nigeria. L’espansione in Africa dei «Biglaw» , i colossi legali, è in atto da anni e risponde – soprattutto – alla richiesta di assistenza in un mercato tanto effervescente quanto ostico da affrontare senza strumenti adatti sul fronte fiscale e giuridico.

Ora potrebbe intensificarsi ancora di più con l’attuazione dell’African continental free trade area (Afcfta), il maxi-accordo di libero scambio entrato in vigore nel 2021 e destinato, nei suoi obiettivi, ad abbattere le barriere per la libera circolazione di merci e servizi fra 54 dei 55 paesi del Continente. Il processo dell’Acfta, sottolineano gli studi interpellati dal Sole 24 Ore, rappresenta un’opportunità e un’incognita cruciale per le imprese che vogliono posizionarsi su un mercato africano sempre più aperto al suo interno e all’esterno. Moltiplicando le occasioni per i professionisti che si candidano a guidare società e investitori nel labirinto della nuova fase di integrazione.

«Prevediamo un cambiamento significativo nei regimi normativi di ciascuno Stato membro, al fine di raggiungere la coerenza e l’omogeneizzazione – spiega Andrea De Vecchi, Country managing partner Italia & co-managing Partner Europe dello studio legale Andersen –. Con un conseguente riposizionamento delle imprese in termini di strategia, modelli di distribuzione, registrazione dei diritti di proprietà intellettuale e altre considerazioni commerciali». Andersen ha inaugurato il suo primo ufficio a Lagos (Nigeria) nel 2017 ed è attiva oggi in 47 paesi africani, affiancandosi ad aziende alla ricerca di servizi professionali. Le esigenze della «nuova fase», spiega De Vecchi, richiederanno «team di consulenza sofisticati» per districarsi in un iter di convergenza che terrà insieme colossi eterogenei come Egitto e Sudafrica, passando per il Kenya e la sponda francofona di Costa d’Avorio e Senegal.

Bonelli Erede, presente in Africa dal 2016, ha eletto come suoi hub il Cairo e, a sud del Sahara, Addis Abeba: la capitale etiope, oggi scossa dalla guerra civile, che ricopre un ruolo strategico come sede dell’Unione africana. La svolta dell’Acfta imporrà servizi sempre più tarati sul nuovo corso dell’industrializzazione africana. «L’implementazione dell’Acfta genererà lo sviluppo di un mercato manifatturiero interno supportato dalla possibilità di una più libera circolazione delle merci», spiegano Stefano Simontacchi e Gianpiero Succi, presidente e partner di Bonelli Erede. La somma di disgregazione della supply chain e sviluppo industriale, aggiungono, lascia presagire un flusso sempre più robusto di investimenti sull’Africa come base produttiva e logistica. Da qui, dicono Simontacchi e Succi, la «necessità di servizi legali qualificati su tutti gli aspetti connessi all’investimento», affinando la capacità di muoversi fra più giurisdizioni.

Guardando ai settori, l’attenzione resta alta su comparti come infrastrutture ed energia. Ma il digitale sta guadagnando terreno, anche nelle sue applicazioni finanziarie. «Abbiamo anche assistito – spiega Bruno Giuffrè, partner dello studio internazionale Dla Piper – a un notevole aumento delle operazioni tecnologiche e delle questioni correlate, accelerate dalla pandemia». Fintech, intelligenza artificiale e big data, sottolinea Giuffrè, hanno rappresentato «il 51% degli investimenti totali nel 2020. La trasformazione digitale è un tema molto sentito da governi e organizzazioni del continente». Anche l’attività di M&A «non è diminuita come ci si aspettava – dice – anzi il private equity africano ha mostrato una certa resilienza di fronte al Covid soprattutto negli ambiti delle telecomunicazioni». Le prospettive di crescita si bilanciano con ostacoli pregressi e recenti nei sistemi economici africani: le carenze logistiche, il deficit di trasparenza, le instabilità politiche e sicuritarie che si propagano dal Sahel al Corno d’Africa e alla regione australe.

Gianni&Origoni monitora lo scenario con un desk che copre l’intero Continente, una visuale utile per qualche bilancio. Le aspettative create dall’Acfta «sono molto elevate» e si attende una crescita «enorme degli scambi», dice il partner responsabile Alessandro Giuliani. Ma rimangono le complicazioni più basilari, anche “solo” negli spostamenti, oltre a scenari cupi sullo scacchiere internazionale. Quanto basta a inquietare le prospettive di crescita africane. Non ad affossarle: «Siamo fiduciosi – dice Giuliani – che l’Africa possa riprendere il suo cammino di sviluppo. Nonostante le complicazioni internazionali».

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