Professione e Mercato

Riforma dei fallimenti verso due decreti

di Giuseppe Latour

«Il nostro impegno è di procedere entro la fine della legislatura: la commissione dovrebbe consegnare una prima bozza di esercizio delle deleghe nella prima metà del mese di gennaio». Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando ieri a Roma, nel corso di un convegno organizzato dall’università Lumsa, ha fatto un bilancio sullo stato di avanzamento dei lavori per la riforma dei fallimenti. Confermando l’impegno a portare a compimento il percorso avviato dalla legge delega prima della scadenza del suo mandato. E fornendo anche un elemento nuovo: i decreti delegati dovrebbero, infatti, essere due.

Il primo, ha spiegato il ministro, «sarà dedicato alle norme più generali». Dovrebbe mettere insieme la riforma della legge fallimentare tecnicamente intesa e le modifiche al Codice civile: due elementi legati a filo doppio che, quindi, potrebbero confluire in un unico testo.

Il secondo «conterrà la parte più di dettaglio». Quindi, soprattutto la disciplina dei privilegi dei creditori. I testi non arriveranno insieme, anche se Orlando assicura che «entrambi saranno approvati entro la fine della legislatura». Se, però, la parte generale sarà chiusa già a gennaio, per l’altro provvedimento serviranno tempi leggermente più lunghi, a causa di qualche supplemento di analisi tecnica. Un calendario che, in parte, impensierisce il Consiglio nazionale forense e il suo consigliere Arturo Pardi: «Siamo preoccupati dalla revisione della geografia giudiziaria. Abbiamo paura che la riforma mortifichi le alcuni territori, accorpando le competenze».

Andando, invece, alla cronaca di questi giorni, il Guardasigilli è tornato sull’emendamento, bocciato in fase di conversione del decreto fiscale, che consentiva al Consiglio nazionale dei commercialisti di istituire le Scuole di alta formazione e, soprattutto, di prevedere l’iscrizione degli “specialisti” nella sezione A dell’albo. «Cercheremo di introdurlo di nuovo nella legge di Bilancio», ha detto Orlando.

L’impianto, in partenza, resterà quello saltato nei giorni scorsi. Nel passaggio parlamentare, però, si cercheranno aggiustamenti, per limare alcuni punti finiti nel mirino delle critiche, come il requisito dei cinque anni di iscrizione all’albo. Un’apertura che piace a Davide Di Russo, vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti: «È una grande opportunità, le specializzazioni sono fondamentali. Sono convinto che, tra il passaggio parlamentare e i decreti attuativi, potremo poi trovare i necessari punti di equilibrio tra tutte le posizioni».

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