Giustizia

Giustizia, l’impegno di Draghi «Carceri da riformare»

La presenza di Mario Draghi e Marta Cartabia è già una risposta eloquente. Lo avvertono i detenuti che accolgono il premier scandendone il nome e anche gli applausi degli agenti della polizia penitenziaria che non ci stanno a essere additati al pari di chi un anno fa si è trasformato da custode in aguzzino

di Barbara Fiammeri

La presenza di Mario Draghi e Marta Cartabia è già una risposta eloquente. Lo avvertono i detenuti che accolgono il premier scandendone il nome e anche gli applausi degli agenti della polizia penitenziaria che non ci stanno ad essere additati al pari di chi un anno fa si è trasformato da custode in aguzzino. Draghi è lapidario. «Il Governo non ha intenzione di dimenticare». Il presidente del Consiglio parla di «responsabilità collettiva» di un sistema che «va riformato» perché «non può esserci giustizia dove c’è abuso. E non può esserci rieducazione dove c’è sopruso». Una presa di posizione netta, senza precedenti e in forte discontinuità con il passato.

«Non siamo qui a celebrare trionfi o successi, ma piuttosto ad affrontare le conseguenze delle nostre sconfitte», sottolinea il premier che ricorda non solo i principi sanciti dalla Cosituzione sulla funzione riducativa della pena, che non può mai violare «il senso di umanità», ma le due condanne subite dall’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per il sovraffollamento carcerario. «Ci sono migliaia di detenuti in più rispetto ai posti letto disponibili.Sono numeri in miglioramento, ma sono comunque inaccettabili». Non si può perdere tempo. Vale per la riforma carceraria ma anche per quella della Giustizia, che ha tra gli obiettivi proprio quello di velocizzare il processo penale.

Draghi non la cita esplicitamente ma è stata tra i temi al centro dell’incontro ieri mattina tra il premier e il leader della Lega Matteo Salvini. Così come era avvenuto il giorno prima con il segretario del Pd Enrico Letta. Presumibile che nei prossimi giorni Draghi ne parlerà anche con il suo predecessore a Palazzo Chigi, ovvero con Giuseppe Conte leader in pectore M5s che alla riforma Cartabia non ha risparmiato critiche, tant’è che ieri i pentastellati in commissione hanno votato assieme a Fdi per rinviare l’approdo in aula del testo confermato al 23 luglio.

«Non basta condannare quanto è accaduto, bisogna rimuovere le cause profonde per far sì tutto ciò non si ripeta», ribadisce anche la Guardasigilli al termine della visita nel carceère del casertano. «Bisognava vedere e oggi abbiamo visto insieme. Spetta a noi trasformare la reazione a quei gravissimi fatti qui accaduti in una autentica occasione per far voltare pagina al mondo del carcere», è l’impegno assunto da Cartabia che ritiene «giunta l’ora» di intervenire sull’ordinamento penitenziario e sull’organizzazione del carcere». Quella di ieri non è stata infatti un’ispezione sui pestaggi avvenuti ad aprile dello scorso anno ma «una presa in carico collettiva dei problemi dei nostri istituti penitenziari, affinché non si ripetano atti di violenza né contro i detenuti, né contro gli agenti della polizia penitenziaria o il personale».

Per questo, assieme alla riforma, servono anche risposte immediate. Prima fra tutte l’incremento del personale,a partire dalla polizia penitenziaria. Quegli agenti che - sottolinea Draghi - «lavorano ogni giorno, con spirito di sacrificio e dedizione assoluta» e che «in grande maggioranza rispetta i detenuti, rispetta la propria divisa, rispettano le istituzioni».

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