Professione e Mercato

Contributi scontati, premi negli appalti e attrattività

Gli incentivi per le aziende che ottengono la certificazione di parità

di Massimiliano Carbonaro

Che l’Italia sul fronte del gender gap sia indietro lo testimonia la classifica globale pubblicata dal World Economic Forum nel luglio scorso, dove su 156 Paesi si trova al 63esimo posto. La certificazione di parità dovrebbe spingere verso un miglioramento; per renderla appetibile, è accompagnata da alcuni vantaggi concreti, a cui si sommano quelli reputazionali e in termini di attrattività per le imprese.

La legge 162 del 2021, che ha modificato il Codice delle pari opportunità (decreto legislativo 198 del 2006), ha infatti introdotto una «premialità di parità». In pratica, per l’anno 2022, le aziende private che sono in possesso della certificazione di parità di genere hanno uno sconto sui contributi previdenziali fino all’1% e nel limite massimo di 50mila euro. Inoltre, la certificazione di parità porta in dote un punteggio premiale per la valutazione nella partecipazione agli appalti pubblici.

Il Dpcm del 29 aprile del 2022 ha fissato i parametri a cui le aziende dovranno attenersi per averla, con una serie di indicatori, divisi in sei aree: «Cultura e strategia», che pesa per il 15%, «Governace» 15%, «Processi Hr» 10%, «Opportunità di crescita e inclusione donne» 20%, «Equità remunerativa per genere» 20%, «Tutela genitorialità» 20 per cento.

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