Penale

Corruzione, Nordio: "impunità per chi paga e collabora"

Per il Guardasigilli bisogna interrompere la cointeressenza a tacere di corrotto e corruttore

di Francesco Machina Grifeo

Per battere la corruzione servono poche leggi e chiare con competenze ben individuate e procedure semplificate. E soprattutto bisogna rompere l'accordo tra corrotto e corruttore: "Bisogna fare in modo che uno dei due collabori". Così il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio intervenuto questa mattina alla conferenza "La diplomazia giuridica al servizio della pace e della sicurezza internazionale: l'impegno dell'Italia nel contrasto alla corruzione", organizzata alla sede del Ministero degli Affari Esteri in occasione della Giornata internazionale contro la corruzione.

Presenti anche Antonio Tajani, in qualità di padrone di casa, che ha annunciato la costituzione al prossimo G7 di un gruppo di lavoro anti-corruzione. E il titolare del Viminale Matteo Piantedosi, che ha assicurato la massima attenzione sulle risorse del Pnrr sulle quali aleggia il pericolo di una intromissione della Mafia.

Il Guardasigilli parte dalla propria esperienza ricordando alcuni momenti della carriera da magistrato, quando si è occupato negli anni '90 della cosiddetta ‘Tangentopoli veneta' e da ultimo coordinando l'inchiesta sul Mose, "il più grande episodio di corruzione nazionale". "In questi 25 anni – afferma - sono state elaborate varie leggi anticorruzione, sono state inasprite pene, ma non è servito a nulla. La conclusione che ho maturato è che è inutile cercare di intimidire il potenziale corrotto: non lo sarà mai dal numero delle leggi e dall'asprezza delle pene, perché sarà sempre convinto di farla franca".

Occorre invece "togliergli le armi che lo inducono a farsi corrompere. E queste armi sono paradossalmente le leggi", spiega Nordio. E cita gli "Annali" di Tacito: "Corruptissima re publica plurimae leges". L'Italia, spiega, ha una produzione normativa "10 volte superiore alla media europea e forse non è un caso che anche la corruzione sia 10 volte tanto".

E più vi sono leggi, "più vi è confusione nella individuazione delle competenze e delle procedure. Se una persona deve bussare a 100 porte per ottenere un provvedimento, aumenta in modo esponenziale la possibilità che una porta resti chiusa, sinchè qualcuno si presenterà dal cittadino che bussa e gli chiederà o gli imporrà di ungere la serratura".

La soluzione? una "delegificazione rapida e radicale", cioè "ridurre le leggi", ma anche "individuare bene le competenze e semplificare le procedure". Uno dei paradossi del nostro sistema, prosegue Nordio, e quello per cui abbiamo una serie di norme che "si contraddicono le une con le altre cosicché ottemperando ad una ne vìoli necessariamente un'altra di cui il legislatore non è a conoscenza, questo vale soprattutto nel diritto tributario ma vale dappertutto".

Sulla corruzione per il Guardasigilli va fatto un discorso "tecnico". "Il reato - spiega - è un reato che si consuma nell'ombra, non lascia dati, perché la mazzetta non si paga con il bonifico bancario e avviene senza testimoni. E quindi avviene essenzialmente tra due persone: il corruttore, cioè quello che paga, e il corrotto. Entrambi oggi sono punibili e quindi entrambi hanno interesse a tacere quando vengono interrogati dal magistrato perché possono avvalersi della facoltà di non rispondere".

E qui l'idea dirompente di Nordio: "Bisognerebbe interrompere questa convergenza di interessi, bisognerebbe far sì per esempio che chi ha pagato sia o fosse indotto a collaborare attraverso una impunità o attraverso una profonda revisione dello stesso reato di corruzione". Aggiungendo poi che "purtroppo" negli anni passati si è andati "in senso proprio contrario introducendo il reato di concussione per induzione che va in direzione completamente opposta".

"Ecco – conclude - bisogna interrompere questa cointeressenza di corrotto e corruttore a tacere e fare in modo che uno dei due collabori altrimenti sarà un reato di cui non si avrà mai la dimostrazione". E non può essere "la minaccia della galera a indurre una persona a parlare". Cosi, avverte Nordio, "cadremmo nella barbarie giuridica".

Dopo questo assaggio, l'appuntamento è per domani mattina alle ore 11.00 quando il Ministro illustrerà le linee programmatiche davanti alla Commissione Giustizia del Senato, molto attese dagli addetti ai lavori.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©