Giustizia

Consulta: nel 2021 più decisioni nel merito - Amato: difendere lo Stato di diritto

L'attività della Corte costituzionale da oggi online nell'Annuario 2021. Il Presidente: "La civiltà che la Costituzione ha contribuito a costruire in Europa oggi torna ad essere messa in discussione"

di Francesco Machina Grifeo

Nel 2021 sono aumentate le cause trattate dalla Corte costituzionale: 370 rispetto a 326 del 2020. Diminuiscono invece le decisioni depositate: 263 rispetto a 281. Cresce il numero delle dichiarazioni di incostituzionalità: 50 rispetto a 48 e, in generale, delle sentenze: 206 rispetto alle ordinanze 57. Passa poi da 261 giorni a 285 (vale a dire da 8 a 9 mesi) la durata media del giudizio in via incidentale, mentre nel giudizio in via principale la durata media diminuisce da 407 a 390 giorni. Il contenzioso Stato-Regioni si riduce da 105 a 65 ricorsi (in gran parte del Governo) e il numero delle decisioni sulla normativa anti-Covid, a parità di atti pervenuti negli ultimi due anni (36), aumenta da 8 a 22. Sono alcuni dei dati contenuti nell' Annuario 2021 della Corte costituzionale , "nell'anno terribile della pandemia", disponibile da oggi online (anche in cartaceo e in lingua inglese).

Un'iniziativa editoriale, spiega il comunicato della Consulta, nata l'anno scorso, sul modello delle alte Corti nel mondo, per raccontare, con mezzi e metodi del resoconto contemporaneo, l'attività nei dodici mesi appena trascorsi. La pubblicazione affianca la relazione annuale del presidente in programma il 7 aprile, in occasione della Riunione straordinaria della Corte davanti al presidente della Repubblica e alle più alte cariche dello Stato.

Due dunque le tendenze principali: la prima, il costante aumento delle sentenze rispetto alle ordinanze, con le prime che sfiorano l'80% del totale delle pronunce, in continuità con la tendenza della Corte a decidere nel merito le domande di giustizia costituzionale, superando la soglia dell'ammissibilità. La seconda, la conferma il trend in diminuzione della durata media del giudizio in via incidentale dell'ultimo triennio.

Sfogliando le 84 pagine dell'Annuario, si ripercorrono alcune delle 263 decisioni dei giudici costituzionali, per esempio su pandemia, ergastolo ostativo e diffamazione a mezzo stampa, parità dei coniugi nel dare il cognome ai figli, tutela dei bambini comunque siano nati e qualunque sia la famiglia, diritti sociali, anche degli stranieri.

E sul tema della pandemia si sofferma anche il Presidente della Consulta, Giuliano Amato, nell'intervista contenuta nel fascicolo rispondendo ad una domanda sulla decisione dello scorso anno che per la prima volta ha sospeso in via cautelare l'efficacia di una legge, quella della Valle d'Aosta che attenuava le misure di contenimento del virus stabilite dal Governo. "La gravità della situazione - spiega il Presidente - ha reso ineludibile che le regole fondamentali per fronteggiare la pandemia dovessero essere uniformi per l'intero Paese. Era sconcertante che, a parità di condizioni, le Regioni si regolassero in modo diverso". "Una Regione - spiega ancora Amato - può essere in zona rossa e un'altra in zona gialla ma i criteri per definire le zone e quelli che si applicano nelle zone rosse e nelle zone gialle devono essere gli stessi, altrimenti i cittadini non capiscono più nulla. In quella decisione mettemmo in chiaro ciò che fino a quel momento non era stato chiaro per nulla, e cioè che, per combattere la pandemia, la competenza in gioco non era quella ripartita tra lo Stato e le Regioni sulla salute, ma era, ed è, la profilassi internazionale. Una competenza esclusiva dello Stato".

Da sottolineare anche il passaggio sulla guerra in Ucraina. "La civiltà che la nostra Costituzione, insieme ad altre, ha contribuito a costruire in Europa sulla base della forza del diritto" - ha affermato Amato -, e che è alla base della fiducia "nella soluzione che si trova non con la forza ma nel confronto delle ragioni, degli argomenti, dei valori", "è una civiltà che oggi torna ad essere messa in discussione". "Il fatto stesso che un Paese, distante da Trieste poco più di quanto Trieste lo sia dalla Sicilia – aggiunge Amato -, sia martoriato da una guerra dimostra che quella civiltà ha bisogno di essere riaffermata, vivificata e difesa".

"La stragrande maggioranza delle parole che la Costituzione usa – ha concluso - sono parole di uso comune, che tutti capiscono, nel contesto di frasi brevi e semplici. Figlie, infine, di un clima, quello dell'immediato dopoguerra e dell'iniziale ricostruzione, in cui la solidarietà, l'uguaglianza, la dignità, la fiducia nel dialogo erano parte di una rinnovata vita quotidiana, non più segnata dagli orrori di una guerra e di persecuzioni che avevano negato solidarietà, uguaglianza e valore della comprensione reciproca".

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