Amministrativo

Farmaci, definitive le maximulte a Hoffmann-La Roche e Novartis per cartello su Lucentis

Le S.U. (sentenza n. 26920) hanno respinto i ricorsi dei colossi farmaceutici contro la decisione del Cds

di Francesco Machina Grifeo

Le Sezioni unite della Cassazione (sentenza n. 26920 depositata oggi) hanno respinto i ricorsi di Hoffmann-La Roche e Novartis contro la decisione del Consiglio di Stato che, nel 2019, aveva confermato le maximulte – per oltre180 milioni di euro - irrogate dall'Agcm nel 2014 ai due colossi farmaceutici.

Nel mirino dell'Antitrust era finito un "cartello" volto ad ostacolare la diffusione, nelle cure oftalmiche, del più economico farmaco Avastin (81 euro a dose), a vantaggio del molto più costoso, Lucentis (900 euro a dose). In particolare, le aziende hanno differenziato in modo artificioso i due farmaci Avastin (di Roche) e Lucentis (di Novartis), entrambi risultati validi per la cura della medesima patologia (degenerazione maculare senile), presentando il primo (inizialmente registrato per la cura del cancro) come più pericoloso del secondo e condizionando così le scelte di medici e servizi sanitari. Secondo l'Agcm ciò avrebbe comportato una spesa maggiore nel solo 2012 di oltre 45mln di euro per il Ssn, con possibili maggiori costi futuri fino a oltre 600 mln l'anno.

La strategia si spiega grazie agli intrecci economici tra i due gruppi. Roche infatti aveva interesse ad aumentare le vendite di Lucentis perché attraverso la sua controllata Genentech – che ha sviluppato entrambi i farmaci – otteneva su di esse rilevanti royalties da Novartis. Quest'ultima, dal canto suo, deteneva una rilevante partecipazione in Roche, superiore al 30% (non è stata invece ritenuta responsabile dell'illecito la controllata di Roche, la società californiana Genentech).

Con una decisione di 65 pagine, la Suprema corte ha oggi affermato che il Consiglio di Stato, nel rigettare i ricorsi delle società, ha compiuto tutti gli accertamenti che le competevano (anche a seguito del rinvio pregiudiziale alla Cgue) e non ha sforato i limiti esterni della giurisdizione invadendo il campo dell'Agcm (secondo i ricorrenti, invece, la sanzione sarebbe stata confermata sulla base di fatti diversi da quelli contestati dell'Authority).

Né tantomeno, prosegue la decisione, rileva la sopravvenienza di una sentenza penale di assoluzione (definitiva dallo scorso autunno) nei confronti di alcuni manager accusati di aggiotaggio (diversi sono i procedimenti ed i soggetti). Le società sono state condannate anche a rifondere le spese processuali all'Agcm, Aiudaps, Soi-Amoi, Regioni Emilia Romagna e Lombardia e Codacons.

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