Professione e Mercato

A Lecce il XXXV Congresso nazionale forense: riforme insufficienti, servono risorse

Questa mattina la presentazione dei lavori. Troppe riforme sul rito, si rischia la paralisi. L'Ufficio del processo non basta a tagliare i tempi

di Francesco Machina Grifeo

Un "pessimismo razionale" sulle riforme Cartabia pervade l'Avvocatura alla vigilia del XXXV Congresso Nazionale Forense in programma a Lecce dal 6 all'8 ottobre. Non manca però la voglia di rilanciare a partire dal coinvolgimento dei legali nella gestione dei Tribunali (ma anche dei Ministeri) e in tutte le attività sussidiarie a quelle del giudice; nello sviluppo delle procedure Adr, "su cui il Pnrr non ha destinato le risorse necessarie", e rivendicando funzioni che a oggi sono affidate ai notai, che se svolte con competenza possono ridurre e prevenire il conflitto. Tutto questo partendo da due dati: l'avvocatura "giovane", quella sotto i 50 anni, è maggioranza in tutta Italia. E la raggiunta parità di genere nel 2022 tra gli iscritti agli ordini (36 uomini in più su 299.504 professionisti).

Per la prima volta l'Avvocatura rinnoverà tutte le sue rappresentanze. Saranno presenti 675 delegati da tutto il Paese e 800 congressisti (in numero pari donne e uomini), con un obiettivo"non respingere gli avvocati dalla professione".

Per la Presidentedel Cnf Maria Masi, che questa mattina in conferenza stampa a Roma ha illustrato i temi dell'assise - Nuovo ordinamento per un'Avvocatura; attuazione ed effetti delle riforme sulla professione; ruolo e nuove competenze degli avvocati nell'automazione dell'organizzazione e della decisione giudiziaria -, il continuo intervento sui riti da parte del Legislatore da solo non può portare ai risultati sperati. Mentre per il coordinatore dell'Ocf Sergio Paparo la riduzione dei tempi indicata del Pnrr è "probabilmente irrealizzabile" se affidata solo all'Ufficio del processo.

Non manca la consapevolezza dell'eccezionalità del momento. Per il Tesoriere Cnf Iacona: "Il Congresso arriva in un momento cruciale: pandemia, crisi economica nuove elezioni". E se viene più volte sottolineata l'assenza di un ministro della Giustizia a cui rivolgersi, questo non blocca la richiesta di risorse al nuovo Governo: "Sono indispensabili per far funzionare la giurisdizione".

E a chi fa notare che il Pnrrr ha già previsto oltre 2mld di euro per abbattere i tempi, Masi replica che l'intervento non è sufficiente. "L'Ufficio del processo – afferma - è stata una opportunità e noi non abbiamo assolutamente manifestato dissenso ma perplessità rispetto ad un eccessivo ottimismo nel ritenere che questa nuova modalità possa dare quel valore aggiunto finalizzato alla riduzione dei tempi. È evidente che le funzioni di chi compone oggi l'ufficio del processo, e non potrebbe essere diversamente, sono diverse da quelle giurisdizionali". Mentre l'implementazione sul territorio resta a macchia di Leopardo.

"Domani a Firenze - aggiunge Paparo - partecipo alla riunione della cabina di regia dell'ufficio del processo ma è l'unica realtà in Italia che ci ha coinvolto". "L'Avvocatura - prosegue – sostiene l'Upp ed ha interesse a che funzioni e soprattutto che venga stabilizzato, in modo che i magistrati italiani possano lavorare non più in solitudine, il limite però è che sono precari, e visto che si sono riaperti i concorsi molti andranno via". "Così stando le cose l'Upp non è in condizioni di ridurre i tempi e raggiungere quegli obiettivi, anche perché i dirigenti degli uffici giudiziari hanno dovuto fare i progetti prima ancora di sapere chi gli arrivava". E denuncia: "Nessuna norma per la riduzione dell'arretrato 90%".

"Il nostro timore – aggiunge - è che impiegheremo i prossimi 5 anni per interpretare le nuove norme: la sola relazione illustrativa della giustizia civile impegna 300 pagine".

Nessuna preclusione poi nella applicazione delle tecnologie. "Non si può continuare a trascurarle", afferma Masi con riferimento anche alla intelligenza artificiale e alla "giustizia predittiva" dove però "bisogna aver chiari e delineare rischi e vantaggi". Tenendo sempre presente che "le prerogative degli avvocati, come la difesa dei diritti, non sono in discussione, ma invece va visto cosa può aggiungersi ad essi".

Nicolino Zaffina, consigliere di amministrazione della Cassa, è intervenuto portando il saluto del presidente Valter Militi: «Parliamo a un governo che non c'è per chiedere di mettersi all'opera per intervenire sulla giurisdizione non solo riformando i riti: se la macchina giudiziaria non funziona e non risponde alla domanda di giustizia, ci sarà una ricaduta in termini economici e sociali, un motivo di freno per il paese».

Anche Antonio Tommaso De Mauro, presidente dell'Ordine degli Avvocati di Lecce, ha portato i suoi saluti e quella della città che ospiterà il Congresso: «Speriamo che l'assise sia un momento di confronto con il nuovo Parlamento e che l'Avvocatura possa essere una voce unita per confrontarsi con il futuro Governo e la magistratura per affrontare nel miglior modo possibile i problemi della giurisdizione».

Infine, gli ultimi dati sulla distribuzione geografica, il maggior numero di avvocati esercita al Sud: 125.775 professionisti, di cui 60.595 donne 65.180 uomini. Segue il Nord est con 19.665 avvocati, 10.165 donne e 9500 uomini; poi il Centro con 87.702 avvocati: 43.616 donne e 44.086 uomini. Infine il Nord ovest con 55.031 avvocati: 28.431 donne 26.600 uomini.

Sotto il profilo invece della suddivisione per età, al Sud degli avvocati under 50 sono più del 63% del totale (80.099 contro 45.676 over 50); al Nord-est gli under 50 sono oltre il 58% del totale (11.486 contro 8179 over 50); al centro gli under 50 sono poco più del 53% del totale (46.741 contro 40.961). Al Nord ovest gli under 50 sono quasi 57% del totale (31.310 contro 23.721 per 50).

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©