Penale

Sul reato di tortura la maggioranza stringe i tempi

di Giovanni Negri

La maggioranza fa quadrato. E punta all’approvazione, entro pochi giorni, del disegno di legge che istituisce il reato di tortura nel nostro Codice penale. Lo precisa il relatore al provvedimento, Franco Vazio, vicepresidente Pd della commissione Giustizia, al termine del comitato dei 9 che ha dato parere negativo a tutti i 20 emendamenti sinora presentati.

E Vazio, quanto alle polemiche sollevate sulla fattispecie che ha preso corpo soprattutto nel passaggio al Senato, osserva che nel testo «si precisa che il fatto deve essere commesso mediante più condotte “ovvero” deve comportare un trattamento inumano e degradante per la dignità umana, è evidente che la seconda alternativa si riferisca proprio al caso in cui la condotta sia unica, in quanto altrimenti sarebbe stato inutile prevedere una ipotesi alternativa rispetto a quella della pluralità delle condotte».

«Pertanto - prosegue Vazio, con riferimento alla lettera, molto critica, scritta dai magistrati che si sono occupati dei fati del G8 di Genova ai vertici della Camera - poiché tali comportamenti sono stati definiti dalla Corte Europea come «...torture e trattamenti inumani e degradanti...» i fatti della Diaz sarebbero certamente coperti dal reato così come ora formulato, anche se consistiti in una sola azione di violenza, minaccia o crudeltà».

E poi, «il fatto che la tortura psicologica sia limitata ai casi in cui il trauma psichico sia verificabile non rappresenta in alcun modo una limitazione dell’ambito applicativo del reato di tortura, trattandosi di una precisazione che non è altro che applicazione del principio generale secondo cui gli elementi costitutivi di un reato in sede processuale devono essere ancorati a elementi riscontrabili (testimonialmente, con perizie o in altro modo) e non invece riferirsi a dichiarazioni di principio o a impalpabili valutazioni soggettive. Per tale ragione si potrebbe addirittura considerare superflua la precisazione che il trauma psicologico debba essere verificabile: è ovvio infatti che il trauma deve trovare un riscontro processuale, diversamente non sarebbe provato e quindi il reato non sussisterebbe».

Meno allarmista anche il presidente di Amnesty international Italia, Antonio Marchesi: «La nuova legge sulla tortura che il Parlamento si appresta con ogni probabilità ad approvare lascia l’amaro in bocca ma non è, come alcuni sostengono, inutile o controproducente». Per Marchesi «Dopo decenni di discussioni sterili ci si poteva attendere qualcosa di meglio della definizione confusa e restrittiva che entrerà a fare parte del nostro codice: una definizione che non tiene adeguatamente conto della sofferenza mentale che la tortura moderna produce e che vorrebbe che la tortura fosse tale solo in presenza di atti ripetuti».

Tuttavia avverte Marchesi «dire che è inutile o controproducente è sbagliato, perché si sottovaluta la necessità di porre fine alla eterna rimozione della tortura attraverso il silenzio, scrivendo invece, una volta per tutte, quella parola indicibile nel codice penale. La chiusura dell’ennesima legislatura con un nulla di fatto -conclude Marchesi - servirebbe invece soltanto a rassicurare ancora una volta coloro che sostengono, a torto ma con determinazione, che una legge sulla tortura, qualsiasi legge sulla tortura, sia contro gli interessi delle forze di polizia».

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