Professione e Mercato

Inglese e euro-master le chiavi di accesso

di Chiara Bussi

«Le competenze dell’avvocato europeo? Un inglese perfetto, meglio se abbinato a un ottimo livello di francese, entrambe lingue ufficiali Ue, ed eventualmente anche al tedesco». Non ha dubbi Carlo Forte, rappresentante del Consiglio nazionale forense a Bruxelles e uno dei membri a della delegazione italiana al Ccbe, il Consiglio degli Ordini forensi in Europa. Indispensabile è una formazione giuridica solida, soprattutto in diritto Ue. Qui un fiore all’occhiello che può fare la differenza è un master al Collegio d’Europa , all’Ulb (Université Libre de Bruxelles) o all’Ucl di Lovanio. Tutti assi nella manica per poter competere nell’arena di Bruxelles, dove gli sbocchi e i segmenti di mercato sono numerosi, ma la concorrenza è agguerrita. Chi ce la fa viene proiettato negli meccanismi nella cabina di regia delle politiche comunitarie: «Ha la possibilità - spiega Forte - di fare network con professionisti di altri Paesi, di conoscere il funzionamento delle istituzioni, di stringere rapporti personali con i loro rappresentanti e apprendere il linguaggio giuridico specifico che si rivela un vantaggio competitivo».

La professione legale non è armonizzata a livello europeo ma, spiega Forte, la «Direttiva avvocati» del 1999 consente la libertà di stabilimento in uno dei Paesi europei dopo tre anni di pratica, in questo caso con l’iscrizione all’elenco E dell’Ordine di Bruxelles. Per fornire ai giovani una chiave di accesso nel mercato comunitario il Consiglio nazionale forense ospitare nei propri uffici della capitale belga o presso la Ccbe studenti di giurisprudenza o neolaureati nell’ambito delle iniziative di Erasmus Plus. «L’iniziativa - spiega Forte - è aperta anche agli studi italiani a Bruxelles che possono agire da istituzione ospitante».

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