Giustizia

Il Csm conferma Curzio e Cassano Il saluto e il ringraziamento di Mattarella

La votazione ha visto le nomine passare con un ampio consenso: 19 i voti favorevoli, tre quelli contrari

di Giovanni Negri

Si tratta di «due funzioni fondamentali per l’ordine giudiziario». E del ripristino della loro «piena operatività di esercizio» in tempi brevi è stato lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a ringraziare ieri il plenum del Csm che ha confermato a larghissima maggioranza i vertici della Cassazione, primo presidente Pietro Curzio e la sua vice Margherita Cassano, le cui nomine, effettuate nel 2020, sono state giudicate illegittime pochi giorni fa dal Consiglio di Stato. Mattarella, che ieri ha presieduto per l’ultima volta il plenum, nel breve messaggio di saluto a Curzio a Cassano, ha poi tenuto a sottolineare che «quest’occasione imprevista mi offre anche l’opportunità di ripetere al Consiglio e a ciascuno dei suoi componenti gli auguri più intensi per l’attività che il Csm svolgerà nei prossimi mesi con la presidenza del nuovo Capo dello Stato».

E questa mattina il Capo dello Stato, nell’ultimo appuntamento pubblico prima dell’avvio delle votazioni sulla sua successione, anche questo per coincidenza dedicato alla giustizia, sarà presente alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione, dove proprio Curzio svolgerà la relazione sullo stato della giurisdizione.

Un appuntamento al quale era impensabile che i vertici della Corte si presentassero delegittimati e che ha reso necessaria l’approvazione in tempi strettissimi delle due delibere di conferma, prima lunedì in commissione e ieri in plenum. Un «urgenza estrema», ricordata dal presidente della commissione Direttivi, Antonio D’Amato, di fronte a «un vuoto non conciliabile con il dovere di garantire la copertura delle funzioni di vertice della Magistratura».

La votazione ha visto le nomine passare con un ampio consenso: 19 i voti favorevoli, tre quelli contrari (i togati Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita, e il togato della Lega Stefano Cavanna) e tre astensioni, quelle dei consiglieri di Unicost. Dove, davanti a delibere che, rispetto a quelle di due anni fa, hanno provato a tenere conto dei rilievi fatti dal Consiglio di Stato, per arrivare peraltro alle medesime conclusioni, le ragioni del dissenso o dell’astensione si sono concentrate, con sfumature diverse, sul peso da dare e sui tempi della risposta alle osservazioni della magistratura amministrativa.

Nessuna volontà di conflitto con il Consiglio di Stato ci si è preoccupati di ribadire in plenum. E tuttavia la tensione è evidente e trova eco nelle parole della consigliera Alessandra Dal Moro (Area) che invita il giudice amministrativo a non «sostituirsi al Consiglio nelle scelte di merito da adottare», tanto più in un momento di «indubbia crisi di autorevolezza» del Csm.

E David Ermini, vicepresidente del Csm, nel salutare Mattarella «esempio di etica istituzionale e fermo sostegno nei momenti più amari» ha ricordato le difficoltà della consiliatura che si chiuderà tra pochi mesi: «sono stati tre anni e mezzo assai difficili, travagliati, dolorosi. Per questo Csm e per la magistratura, la cui credibilità e prestigio sono stati colpiti in profondità compromettendo il rapporto di fiducia con i cittadini che è alla base della legittimazione democratica della funzione giurisdizionale». Ora servono riforme, «indifferibili e irrinunciabili», alle quali il Consiglio è pronto ad adeguare la disciplina interna.

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