Penale

Il referendum sull’eutanasia bocciato dalla Consulta

di Giovanni Negri

Non ci sarà il referendum sul fine vita. La Corte costituzionale ha giudicato inammissibile il quesito che, intervenendo sul Codice penale, puntava a cancellare parzialmente le sanzioni in caso di omicidio della persona consenziente. Con un comunicato diffuso ieri sera, in attesa di potere leggere le motivazioni che saranno scritte dal docente di Diritto costituzionale della Sapienza Franco Modugno, l’Ufficio comunicazione della Consulta ha diffuso l’esito della discussione sul primo degli otto referendum sottoposti all’esame di ammissibilità.

Per la Corte, l’intervento sull’articolo 579 del Codice penale, in caso ovviamente di approvazione del referendum, avrebbe avuto come conseguenza l’assenza di una tutela minima «costituzionalmente necessaria» della vita umana, in generale, ma cun particolare riferimento a quella delle persone più deboli e vulnerabili.

La parziale abrogazione della norma che si proponevano i promotori del referendum avrebbe avuto come conseguenza la riduzione dell’area del penalmente rilevante nel caso la persona deceduta avesse prestato il proprio assenso alla morte, conservando le sanzioni previste per l’omicidio nei soli casi di minorenne, di persona inferma di mente o in condizioni di infermità psichica, per altre infermità oppure per l’eccesso di sostanze stupefacenti o alcol; infine sarebbe rimasto punibile, sempre con la stessa pena dell’omicidio, il caso del consenso estorto con violenze, minacce o suggestione oppure strappato con l’inganno. Garanzie che evidentemente alla Corte non sono apparse sufficienti.

Incassa il colpo Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni che, contando anche sul digitale, aveva raccolto le firme sul quesito: «questa per noi è una brutta notizia. Soprattutto per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo e per tutta la democrazia». «Sull’eutanasia - ha osservato Cappato -, proseguiremo con altri strumenti. Come con Piergiorgio Welby e Dj Fabio. Andremo avanti con disobbedienza civile, faremo ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina».

Per Mina Welby quella della Consulta «è una stilettata al cuore, sono senza parole e molto triste. Vorrei potere portare avanti l’eredità di mio marito perchè era lui a volere una buona legge sul fine vita».

Resta aperta la strada parlamentare sulla quale ha insistito ieri il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte, sottolineando che il quesito, se accolto, avrebbe creato un vuoto legislativo, «perchè il consenso poteva essere acquisito senza controllo. Ci conforta però il fatto di avere un testo già pronto e articolato sul quale chiamiamo a discutere tutte le forze politiche». Sintonia con il segretario del Pd Enrico Letta: «la bocciatura da parte della Corte costituzionale del referendum sull’eutanasia legale deve ora spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito secondo le indicazioni della Corte stessa».

E «dispiaciuto» si è detto il capo della Lega Matteo Salvini , «la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia».

Sugli altri sette quesiti, la discussione tra i giudici, conclusa l’udienza, proseguirà oggi.

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