Lavoro

Verifiche mirate sul lavoro: contro il sommerso nasce il Portale nazionale

Il Dl 36/2022 prevede di far confluire in un sito tutti i risultati dei controlli

di Valentina Melis

Un portale unico gestito dall’Ispettorato nazionale del lavoro, nel quale confluiranno i risultati dell’attività ispettiva svolta in materia di lavoro dal personale dello stesso Inl, dagli ispettori di Inps e Inail, dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza. È il Portale nazionale del sommerso (Pns), previsto dal decreto legge 36/2022 che contiene nuove misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il decreto, in vigore dal 1° maggio (Gazzetta ufficiale 100 del 30 aprile 2022), è ora all’esame del Senato per la conversione in legge (AS 2598).

Il portale servirà a programmare più efficacemente l’attività ispettiva, anche sul fronte della sicurezza sul lavoro, e a monitorare il fenomeno del lavoro sommerso su tutto il territorio nazionale.

Il lavoro irregolare rappresenta oltre un terzo del valore complessivo dell’economia sommersa stimato dall’Istat: 76,8 miliardi, su 203 miliardi totali. Le unità di lavoro a tempo pieno (Ula) in condizione di irregolarità sono – sempre secondo l’Istat – oltre 3,5 milioni.

«Uno degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza – spiega il direttore dell’Ispettorato nazionale del Lavoro, Bruno Giordano – è il contrasto del lavoro sommerso. Far confluire i risultati di tutti gli accertamenti ispettivi in un unico portale – aggiunge – servirà ad avere una panoramica del lavoro sommerso reale, accertato. I dati che abbiamo oggi sono attendibili perché forniti dall’Istat, ma sono stime statistiche fondate su un campione».

I controlli sul lavoro sono svolti da enti diversi: gli ispettori dell’Inl, che dopo le ultime tornate concorsuali arriveranno a 3.700 (estendibili a 3.909 con lo scorrimento delle graduatorie), gli ispettori dell’Inps (un migliaio), quelli dell’Inail (circa 250) e 564 Carabinieri che dipendono funzionalmente dall’Ispettorato del lavoro.

«Avere tutti i risultati dell’attività ispettiva oggi distribuiti tra varie amministrazioni in un unico portale – spiega ancora il direttore dell’Inl Bruno Giordano – consentirà di migliorare la qualità e l’incisività delle ispezioni, indirizzandole verso le aziende o le aree geografiche che hanno manifestato più irregolarità. E studiare l’illegalità – aggiunge – aiuta a promuovere la legalità e le imprese in regola».

Le misure per la sicurezza

Per incidere sul lavoro irregolare negli ultimi anni è stato avviato un potenziamento dell’organico dell’Ispettorato nazionale del Lavoro. Tre diversi concorsi (due già espletati, uno da bandire a breve) consentiranno, a regime, di portare l’organico dell’Inl da 4.023 a 6.603 persone, fra ispettori e funzionari amministrativi, socio-statistici e informatici.

Il decreto fisco e lavoro approvato alla fine dell’anno scorso ha riscritto alcune disposizioni del Testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro (decreto legislativo 81/2008). Gli ispettori potranno disporre la sospensione dell’attività, ad esempio, se riscontrano che almeno il 10% dei lavoratori presenti sul luogo di lavoro risulta occupato in nero (prima questa percentuale era del 20%).

Inoltre, la sospensione potrà essere adottata a prescindere dal settore di intervento, in caso di gravi violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro, senza che siano necessarie – come prima – «reiterate violazioni» di queste condotte.

«Dimostrare la reiterazione è sempre stato difficile», spiega il senatore Iunio Valerio Romano (M5S) , già dirigente dell’Ispettorato nazionale del Lavoro e oggi vicepresidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia. «Le misure introdotte con il decreto 146/2021 – continua – hanno reso più efficaci i provvedimenti interdittivi per le imprese, che devono essere libere di organizzare la propria attività, ma in un perimetro di regole fissate per legge. Il grande aumento di lavoro nelle costruzioni determinato dagli incentivi fiscali – aggiunge – aumenta il rischio che si attivino aziende prima impegnate in settori diversi, senza le professionalità adeguate e senza l’organizzazione che garantisce la sicurezza dei lavoratori. Anche la norma che prevede l’obbligo di adottare il Ccnl dell’edilizia, nelle aziende che eseguono lavori agevolati fiscalmente, è stata introdotta per aumentare il livello di sicurezza dei lavoratori».

Una proposta avanzata dal senatore Romano e da altri colleghi, contenuta in un disegno di legge (AS 2052) è quella di costituire una Procura nazionale del lavoro, ispirata all’architettura della Procura nazionale antimafia.

«La risposta di giustizia in materia di lavoro – spiega ancora il senatore Romano – è a macchia di leopardo: ci sono procure più zelanti, come Taranto, Napoli e Prato, che hanno pool più strutturati in materia, e altre più in difficoltà. La Procura dedicata avrebbe anche un’efficacia preventiva: una risposta efficace sul fronte della giustizia – conclude Romano – contribuirebbe a non alimentare il senso di impunità di chi mette in atto condotte scorrette».

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