Civile

Rinvio pregiudiziale, vincolante la risposta della Suprema corte

Nei giudizi civili il giudice di merito, quando deve decidere una questione di diritto nuova, di difficile interpretazione e suscettibile di reiterazione può sottoporla direttamente alla Corte di cassazione

di Luciano Panzani

Tra le novità degli schemi di decreto legislativo approvati dal CdM il 28 luglio, in attuazione della delega per la riforma del processo civile, merita di essere segnalata l’introduzione nel nostro ordinamento dell’istituto del rinvio pregiudiziale in Cassazione.

Va tuttavia detto che gli schemi di decreto delegato debbono ancora andare alle Camere per il prescritto parere delle Commissioni parlamentari, oltre che del Consiglio di Stato, e c'è chi dubita che tale esame possa essere completato prima delle elezioni e che il Governo dimissionario abbia i poteri e l’autorevolezza per portare a termine la riforma.

Che cos'è il rinvio pregiudiziale? Nei giudizi civili il giudice di merito, quando deve decidere una questione di diritto nuova, di difficile interpretazione e suscettibile di reiterazione, sulla quale ha preventivamente provocato il contraddittorio tra le parti, può sottoporla direttamente alla Corte di cassazione per la risoluzione del quesito posto, troncando ogni questione sull’interpretazione della legge.

È un istituto che in Francia ha dato buona prova. La saisine pour avis, introdotta sin dal 1991, ha trovato la sua regolamentazione definitiva nel 2016. L’articolo L441-1 del codice dell’organizzazione giudiziaria prevede che prima di pronunciare su una questione di puro diritto nuova, che presenta una seria difficoltà e che si presenta in più giudizi, i giudici civili e penali, non le parti, possono sollecitare il parere della Cassazione, che si pronuncia a sezione semplice o, se occorre, anche in composizione plenaria, grossomodo le nostre sezioni unite. Prima di investire la Cassazione il giudice di merito deve informare le parti e il Pm e sollecitarne il contraddittorio.

Il legislatore italiano pone requisiti del tutto analoghi, dimostrando di aver guardato all’esperienza d’oltralpe.

In Francia lo stesso procedimento è previsto nei giudizi amministrativi, per ottenere una pronuncia pregiudiziale del Consiglio di Stato. Il progetto di riforma italiano riguarda soltanto la Cassazione e, a differenza dell’esperienza francese, soltanto il processo civile.

La Cassazione francese ha tre mesi di tempo per pronunciarsi e debbono esserle trasmesse le difese scritte svolte dalle parti, difese che dovranno essere redatte da un avvocato cassazionista. Le parti inoltre hanno diritto di essere sentite dalla Cassazione prima che questa provveda. Lo stesso principio è affermato dal progetto italiano.

In Francia queste pronunce della Cassazione e del Consiglio di Stato non sono vincolanti per i giudici che le hanno sollecitate, ma di fatto hanno grande autorità, tanto che non si registrano ribellioni al decisum della Cassazione tra i giudici di merito.

Il progetto italiano prevede, invece, che la sentenza della Cassazione sia vincolante nel procedimento nel cui ambito è stata rimessa la questione e conservi tale effetto anche in caso di estinzione del giudizio in ipotesi di riproposizione della domanda tra le stesse parti.

In media la Cassazione francese viene investita con la richiesta di rinvii pregiudiziali una decina di volte all'anno. Il Consiglio di Stato un pò di più. A nostro avviso ciò dipende dal costo elevato del giudizio davanti alle giurisdizioni superiori in Francia che riduce i casi in cui le parti sollecitano il giudice di merito a chiedere il parere della Cassazione o del Consiglio di Stato. In Italia, dove le condizioni sono molto differenti, le questioni potrebbero essere più numerose, ma è improbabile che i tempi possano essere contenuti come in Francia.

Attualmente sul sito della Cassazione francese risultano pendenti soltanto due questioni con udienze fissate al prossimo ottobre. L’esame sommario delle questioni già affrontate e decise, disponibili sul medesimo sito, indica una netta prevalenza delle richieste che riguardano le controversie civili, con riferimento al diritto dei contratti, della famiglia, del lavoro e previdenziale. Si tratta di questioni certamente rilevanti per le parti interessate, che nascono soprattutto dalla difficoltà di coordinamento della nuova legislazione con la disciplina precedente, ma che non sono particolarmente significative.

Si tratta dunque di un istituto utile, ma che, almeno guardando all’esperienza francese, non dovrebbe sconvolgere i tratti fondamentali del nostro processo.

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