Penale

Le Rems non stanno funzionando, necessaria una riforma immediata

Lo chiede la Corte costituzionale con la sentenza n. 22 depositata ieri

di Giovanni Negri

Serve una drastica riforma della disciplina delle Rems (residenze per l’esecuzione di misure di sicurezza) che hanno sostituito i vecchi Opg (ospedali psichiatrici giudiziari). E tuttavia dichiararne ora l’illegittimità comprometterebbe tutto un percorso la cui ispirazione è invece necessario salvaguardare. Lo afferma, con un forte monito al legislatore, la sentenza n.22 della Corte costituzionale depositata ieri e scritta da Francesco Viganò. Le nuove strutture, caratterizzate da una diversa logica, meno custodiale e più indirizzata alla riabilitazione, vedono oggi una lista d’attesa che, sulla base dell’istruttoria disposta dalla Consulta, oscilla tra le 670 e le 750 persone.

L’assegnazione alle Rems, osserva la Corte, è una misura di sicurezza, disposta dal giudice penale non solo a scopo terapeutico ma anche per contenere la pericolosità sociale di una persona che ha commesso un reato. Ciò comporta la necessità di rispettare i principi costituzionali sulle misure di sicurezza e sui trattamenti sanitari obbligatori, tra cui la riserva di legge. Invece oggi la regolamentazione delle Rems è in gran parte rimessa ad atti normativi secondari e ad accordi tra Stato e autonomie territoriali, che rendono fortemente disomogenee queste realtà da Regione a Regione.

La Corte ha poi sottolineato che a causa dei suoi gravi problemi di funzionamento il sistema non tutela in modo efficace né i diritti fondamentali delle potenziali vittime di aggressioni, che il soggetto affetto da patologie psichiche potrebbe nuovamente realizzare, né il diritto alla salute del malato, il quale non riceve i trattamenti necessari per aiutarlo a superare la propria patologia e a reinserirsi gradualmente nella società.

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