Civile

L'hosting provider attivo concorre nella violazione del diritto d'autore commesso dagli utenti

La profilazione pubblicitaria degli internauti che accedono ai contenuti illeciti esclude l'esimente che impone comunque la rimozione

di Paola Rossi

Rti la licenziataria di Mediaset ha ottenuto definitiva ragione, e conferma del risarcimento di 115mila euro, contro la statunitense Break Media che si proclamava mero hosting dei contenuti memorizzati dagli utenti, in particolare dei 40 filmati relativi a programmazioni del gruppo televisivo italiano.

La Cassazione, con la sentenza n. 39763/2021, nel respingere il ricorso del provider americano ha anche chiarito che il calcolo dei danni è pienamente legittimo se effettuato in base al calcolo forfettario "del prezzo del consenso", cioè dei diritti non pagati. E che il giudice può adottare alternativamente tale metodo o quello ben più oneroso della retroversione degli utili, cioè il risultato economico dello sfruttamento illecito di contenuti protetti dal diritto d'autore.

La condanna di Break Media ha escluso l'applicabilità dell'esimente prevista dall'articolo 16 del Dlgs 70/2003 per gli hosting "puri" (o passivi rispetto alle memorizzazioni degli utenti) che comunque rispondono in proprio se, una volta venuti a conoscenza di contenuti illegali sulla propria piattaforma, non provvedono a rimuoverli.

Esimente comunque inapplicabile all'hosting provider "attivo" che interagisca e sfrutti a fini di profilazione pubblicitaria le informazioni (illegali) memorizzate sul proprio sito. L'inquadramento di Break Media in tale categoria ha escluso in radice l'applicabilità di tale esimente.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©