Giustizia

Riforma penale, slitta l’esame dell’Aula

Per Mario Perantoni, presidente della Commissione giustizia della Camera, irrealistica la data del 23 luglio

di Giovanni Negri

Si allungano in tempi per l’esame della riforma del processo penale. A considerare irrealistica la data del 23 luglio per l’approdo in aula alla Camera del disegno di legge delega è lo stesso presidente della commissione Giustizia Mario Perantoni, (Movimento 5 Stelle). Gli emendamenti del Governo ancora non sono stati depositati e l’esame di fatto non è quindi ancora potuto partire. E tuttavia le varie forze politiche si stanno posizionando, riflettendo di fatto nelle scelte che saranno fatte sul tema della giustizia penale, il diverso grado di sostegno al Governo Draghi.

Ieri il Premier, che già in Consiglio dei ministri aveva invitato la maggioranza ad appoggiare il testo della riforma senza stravolgerne i contenuti, ha incontrato il segretario del Pd Enrico Letta che gli ha confermato la volontà di non mettere i bastoni tra le ruote alla ministra Marta Cartabia che, perlatro, si è sottolineato, ha presentato un pacchetto di misure che in larga parte coincide con le preposte del Partito democratico; per esempio sul più caldo dei temi, quello della prescrizione. Difficile quindi che dal pd possano arrivare sensibili proposte di modifica; lo stesso relatore, il dem Franco Vazio aveva già espresso l’intenzione di non intervenire direttamente sul testo.

Discorso diverso naturalmente per i 5 Stelle. Ieri Perantoni ha messo in evidenza come «i dati pubblicati oggi (ieri, ndr) sul Sole 24 Ore, sulla cui attendibilità credo che nessuno abbia da ridire, sono piuttosto scioccanti: in un terzo dei distretti di Corte d’appello la durata dei procedimenti penali supera i due anni di tempo. Io aggiungo che si tratta di tempi medi, quindi il numero di distretti non in grado di affrontare molti processi aumenta e oltre 190.000 procedimenti penali andrebbero in fumo con le ipotesi sul tavolo. La riforma che si aspetta l’Europa non è questa».

Verosimile quindi la presentazione di una serie di correttivi soprattutto sul tema dell’improcedibilità, la sanzione processuale individuata dai tecnici del ministero come lo strumento più idoneo per superare il blocco assoluto dei termini di prescrizione oggi in vigore dopo la sentenza di primo grado per effetto della legge «Spazzacorrotti» approvata durante il primo Governo Conte.

E anche da Matteo Renzi si apre a possibili interventi, che però ha ribadito polemicamente l’ex premier, saranno calibrati in direzione opposta a quelli dei”grillini”, perché «la proposta del Governo non è quella che volevamo noi, ma va nella direzione che auspicavamo e quindi è un passo avanti».

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