Professione e Mercato

Il Covid taglia i redditi di avvocati e professionisti tecnici. Tengono le altre categorie

Nell’insieme dei professionisti iscritti agli Ordini prevale la crescita con segno positivo per le categorie meno colpite dal lockdown: commercialisti, consulenti del lavoro, medici e veterinari<br/>

di Valeria Uva

A soffrire di più le conseguenze del Covid sono stati gli avvocati, i professionisti che più hanno perso reddito nel 2020, mentre all’estremo opposto l’anno della pandemia e del lockdown è stato molto positivo per i veterinari che hanno visto incrementarsi i propri guadagni, da un anno all’altro, del 10 per cento. È in questi due estremi la fotografia dell’impatto del Covid sui liberi professionisti.

A elaborare i dati di confronto per Il Sole 24 Ore è il Centro studi dell’associazione delle Casse professionali, Adepp, sulla base delle dichiarazioni trasmesse nel 2021, relative ai redditi 2020. Un’analisi che non contempla notai, farmacisti ed agenti di commercio: le rispettive Casse non conoscono i redditi perché la contribuzione avviene su altri parametri.

Nel complesso l’impatto della pandemia sui professionisti ordinistici non è stato così devastante come le previsioni potevano far sembrare: solo otto categorie su 20 fanno registrare il segno meno. Anzi, dal 2019 al 2020, il reddito medio complessivo è persino leggermente salito da 32.109 a 32.463 euro.

Un risultato cui potrebbero, almeno in parte, aver contribuito anche i sostegni extra delle Casse stesse e del Governo. Così come non è escluso qualche incasso relativo ad attività 2019 perché per i professionisti vige il principio di cassa.

L'IMPATTO DELLA PANDEMIA SUI REDDITI

In flessione

Certo scomponendo per categorie il discorso è diverso. Insieme agli avvocati, ha sofferto tutto il fronte delle professioni tecniche. Architetti e ingegneri sono arretrati da 28.381 a 27.425 (3,4%), i geometri del 3,8 per cento. Più sensibile il calo per i periti industriali che sfiorano il 6% dopo tre anni ininterrotti di crescita. Di fatto sono tutte le professioni più duramente colpite dal lockdown, tra chiusure dei tribunali e fermo tecnico dell’edilizia.

In crescita

Archiviano l’anno del Covid con avanzamenti rispetto al 2019 – a valori nominali – più o meno marcati, 12 categorie. Non stupisce certo la crescita delle professioni sanitarie (medici e infermieri, anche se questi ultimi restano comunque sotto i 20mila euro di media). Così come sembrano legati sempre all’emergenza anche i buoni risultati di commercialisti (+1,9% a 68 mila euro) e consulenti del lavoro (+ 3,5% con un aumento di 5mila euro in media negli ultimi cinque anni). Due categorie che hanno lavorato senza sosta durante il Covid, tra richieste di cassa integrazione e di bonus.

Potrebbe essere conseguenza della pandemia anche la crescita a doppia cifra dei veterinari, effetto di maggiori adozioni di animali domestici durante il lockdown. Sta di fatto, però, che anche nel 2020 i veterinari sono restati poco sopra i 20mila euro dichiarati. Sbalzi normali in un anno del tutto particolare. Per il 2021 il centro studi Adepp è ottimista: «Ci si attende una ripresa dei valori anche delle professioni tecniche – si legge in una nota – che dovrebbero aver beneficiato della importante ripresa del settore edilizio per effetto dei diversi bonus riconosciuti».

Le differenze interne

In termini assoluti, il record di reddito – assenti i notai – va agli attuari: 87.275, superiore di 6mila euro al 2019 e addirittura di 12mila rispetto al 2018. All’estremo opposto giornalisti free lance e psicologi: questi ultimi con un reddito sei volte inferiore a quello massimo degli attuari.

Più in generale, la fotografia dell’Adepp deve far riflettere sul livello complessivo dei guadagni dichiarati, ancora estremamente basso. Sotto la soglia dei 35mila euro annui si collocano ancora ben 13 categorie sulle 20 prese in considerazione.

Da ricordare poi che questi sono pur sempre valori mediani, che livellano spesso grandi differenze. Prendiamo ad esempio i commercialisti. A sostenere i livelli di guadagno in questa categoria sono stati soprattutto i più anziani: persino nella fascia non più junior, dei 31-40 enni il reddito medio si è fermato a 36.445 euro, circa la metà dei 68mila euro di media complessiva.

Ancora forte anche la differenza di genere: oltre 80mila euro per gli uomini e 43mila per le donne. In pratica le donne hanno guadagnato il 35% in meno del reddito medio.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©