Comunitario e Internazionale

Italia condannata dalla Corte dei diritti dell’uomo per la proroga del 41 bis a Provenzano

di Giovanni Negri

La proroga del regime di carcere duro nei confronti di un Bernardo Provenzano stremato da condizioni di salute che lo avevano ridotto a poco più di un vegetale ha violato il suo diritto a non essere oggetto di un trattamento detentivo. Per questo la Corte dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia, sostenendo che nella decisione che confermò il regime di “carcere duro” per il capo di Cosa Nostra non c’erano riferimenti allo stato mentale del boss e che mancava «una valutazione autonoma del ministero della Giustizia sulle condizioni di Provenzano al momento del rinnovo del 41 bis». La condanna dell’Italia riguarda tuttavia solo il prolungamento del regime carcerario speciale, disposto per l’ultima volta nella primavera del 2016. Nella sentenza, infatti, si ammette che la permanenza del boss in prigione non ha «di per sè» violato il suo diritto a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti.

Come era facile prevedere le reazioni politiche sono state tutte giocate in chiave sovranista. A distinguersi, anche questo era prevedibile, i due vicepremier. Per Matteo Salvini «la Corte Europea di Strasburgo ha “condannato” l’Italia perché tenne in galera col carcere duro il “signor” Provenzano, condannato a 20 ergastoli per decine di omicidi, fino alla sua morte. Ennesima dimostrazione dell’inutilità di questo ennesimo baraccone europeo. Per l’Italia decidono gli Italiani, non altri». Un attacco alla Cedu condiviso da Luigi Di Maio che scrive «la Corte non sa di cosa parla. I comportamenti inumani erano quelli di Provenzano. Il 41 bis è stato, ed è, uno strumento fondamentale per debellare la mafia e non si tocca».

Forte anche la perplessità del Procuratore Antimafia, Federico Cafiero De Raho: «evidentemente alla Corte europea di Strasburgo non è stata riportata la situazione italiana e non è stata fotografata la forza delle mafie e l’esigenza che i mafiosi non comunichino con l’esterno dei penitenziari».

Corte dei diritti dell'uomo sentenza 25 ottobre 2018 nel caso Provenzano contro Italia

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