Professione e Mercato

Carbon pricing: l'importanza del CBAM per accelerare la transizione energetica

Le considerazioni sul clima sono entrate in alcuni dei maggiori flussi di capitali nell'economia europea

di Paolo Brambilla*

La Barclays Bank già l'autunno scorso, nel suo rapporto "Carbon pricing", avvisava gli investitori di prepararsi a una "inevitabile" determinazione del costo del carbonio: la COP26 potrebbe rappresentare un'opportunità per i governi di introdurre tali misure.

I meccanismi di determinazione del prezzo del carbonio (CPM) includono tasse sul carbonio, sistemi di scambio di emissioni (ETS), crediti di carbonio e schemi per valutare il carbonio all'interno di grandi organizzazioni.

Rispetto al prezzo medio globale nel 2021 di 3 USD per tonnellata, con punte di 60 USD per tonnellata di CO2 equivalente (/tCO2e), l'OCSE stima che il prezzo del carbonio dovrebbe essere di 147 USD.

"Indipendentemente dall'approccio, sottolineiamo che l'obiettivo del prezzo del carbonio non è punire l'attività commerciale e ridurre i profitti, ma aiutare a correggere gli errori del mercato" commentavano i relatori. E aggiungevano "Avvertiamo che i CPM creeranno inevitabilmente vincitori e vinti e che questo processo ha il potenziale per approfondire le divisioni e le incertezze politiche esistenti. In particolare, potrebbero avere effetti profondi sui prezzi di molti beni e servizi e i responsabili politici devono essere consapevoli di questi effetti".

Un certo dibattito attualmente tocca il quadro del costo sociale del carbonio (SCC) e Barclays ha affermato che alcuni economisti credono in alternative migliori. Secondo i risultati precedenti riportati dal CDP, noto come Carbon Disclosure Project, oltre 2.000 aziende che rappresentano oltre 27 trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato stanno pianificando di implementare il prezzo interno del carbonio entro il 2023.

Il CBAM dell'UE

Il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) è una tariffa proposta sui prodotti ad alta intensità di carbonio, come cemento, elettricità, acciaio, alluminio, fertilizzanti, ecc. importati dall'Unione europea. Attualmente in fase di legislazione, come parte del Green Deal europeo, è probabile che entri in vigore nel 2026 con rendicontazione a partire dal 2023.

La proposta "Fit for 55" del luglio scorso, avanzata dalla Commissione europea, include il CBAM, un prezzo del carbonio applicato alle importazioni di beni del settore ETS: un importante inasprimento dell'ETS dell'UE per ottenere una riduzione del 61% delle emissioni nei settori dell'ETS entro il 2030 e aggiornamenti delle politiche per supportare le tecnologie di transizione. Secondo la Commissione, l'interconnettività delle proposte farà sì che tali sforzi abbiano il potenziale per essere maggiori della somma delle loro parti.

Il CBAM rappresenta un passaggio nella politica climatica dal dominio della scienza e della tecnologia alla politica commerciale ed economica. Le considerazioni sul clima sono entrate in alcuni dei maggiori flussi di capitali nell'economia europea.

In precedenza, le quote ETS gratuite garantivano la competitività di questi settori con le importazioni. Qualsiasi prezzo del carbonio pagato nel Paese di produzione sarà compensato dall'adeguamento al confine. Ciò crea un circolo virtuoso che incoraggia un approccio mondiale per guidare la transizione climatica globale nei settori ad alta intensità di carbonio.

Mercati internazionali del carbonio e possibilità di collegamenti

I principali paesi manifatturieri come la Cina e la Corea del Sud e alcune regioni degli Stati Uniti e del Canada stanno già implementando il prezzo del carbonio. Le dimensioni del mercato dell'UE gli conferiscono un enorme potere persuasivo e, di conseguenza, possono creare un effetto domino di risposte politiche e flussi di capitali verdi oltre i propri confini.

La Cina ha già lanciato il suo tanto atteso ETS nazionale il 16 luglio scorso e scambiato a un prezzo medio di 6,45 EUR/tCO2. Anche se limitato all'energia a carbone, lo schema cinese è destinato ad estendersi ad altri settori e diventare il più grande al mondo. Lo stesso giorno dell'annuncio dell'UE, i Democratici al Senato degli Stati Uniti hanno proposto una "tassa di importazione per chi inquina".

Sebbene la proposta manchi attualmente di dettagli sulle aliquote fiscali né siano superati gli ostacoli interni, la cosiddetta "Inevitable Policy Response" (IPR) prevede un prezzo del carbonio negli Stati Uniti di 65 USD/tCO2 entro il 2030.

È probabile che la fissazione del prezzo del carbonio stimoli gli investimenti in prodotti, servizi e tecnologie green in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi che dipendono fortemente dal mercato dell'UE per le esportazioni industriali. Oltre a incentivare i finanziamenti per gli impegni di transizione, è altrettanto probabile che queste iniziative possano dare maggiore peso alle argomentazioni a favore di un sistema globale di tariffazione del carbonio.

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*A cura di Paolo Brambilla, Consigliere presso l'Ordine dei Giornalisti della Lombardia

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