Amministrativo

190 anni del Consiglio di Stato, Patroni Griffi: «rimeditare la realtà dell'autogoverno»

La celebrazione del massimo organo giurisdizionale amministrativo a Torino, con Sergio Mattarella

di Francesco Machina Grifeo

"La magistratura e i singoli magistrati meritano di essere governati dall'organo di governo autonomo, non dalle associazioni di categoria. Personalmente credo che sia giunto il momento di rimeditare la realtà dell'autogoverno, non certo per questionarne la valenza costituzionale, ma semmai per porre rimedio a evidenti degenerazioni del suo funzionamento e per ricondurlo a una logica istituzionale che lo sottragga a quella sindacale e corporativa. Di ciò il legislatore penso che dovrebbe farsi carico, anche per la nostra magistratura". Lo ha detto il presidente del Consiglio di Stato, Filippo Patroni Griffi, nel suo discorso per i 190 dell'organo ( "Dal Consiglio di Stato all'istituzione dei Tribunali amministrativi regionali: una lunga storia di tutele contro il potere arbitrario") alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella.

Riguardo poi l'associazionismo in magistratura, per Patroniu Griffi, è "un fenomeno storicamente positivo, perché favorisce il dibattito, pone a confronto visioni anche diverse della professione, dell'etica, della giurisdizione, consente di aprire la categoria alla società ma che "non può condurre alla sindacalizzazione di ogni aspetto della vita del magistrato, dalle carriere agli incarichi, esterni e interni alla giurisdizione, ai profili disciplinari".

Il Presidente del Cds ha poi richiamato "l'etica pubblica" del giudice che "deve essere cultura della giurisdizione, fondata su terzietà e imparzialità, che non significano separatezza e autoreferenzialità".

Il giudice amministrativo, ha proseguito, "è spesso crocevia di rilevanti questioni nel campo dell'economia e dei diritti sociali". Sul primo fronte, Patroni Griffi ha citato il contenzioso in materia di appalti e di autorità di regolazione economica ma anche di garanzia del mercato e di governo del territorio. Sui diritti sociali, invece, i settori della salute - "per esempio, in materia di vaccinazioni -, dell'istruzione - "ad esempio, l'insegnamento di sostegno" -, dei servizi sociali, dei migranti.

Per cui, considerato che il giudice "segue le trasformazioni e l'incremento dei poteri pubblici", la pandemia ha rappresentato "un banco di prova impegnativo". E questo sia perché i poteri "invasivi" richiesti dalle misure di emergenza hanno imposto al giudice tempi immediati nelle decisioni "e un accorto uso della tecnica del bilanciamento". Sia perché i conflitti tra i diversi livelli di governo hanno richiesto, (prima della sentenza n. 37/2021 della Corte costituzionale), un richiamo ai princìpi della sussidiarietà e della leale collaborazione nella soluzione delle controversie tra autorità centrale e autorità locali. "E posso dire – ha aggiunto - che la giustizia amministrativa ha retto la responsabilità con tempestività ed equilibrio: questo vuol dire saper stare al passo con le trasformazioni del potere, seguendole ma mai consentendo l'arbitrio o anche il semplice esercizio non corretto del potere".

Sul piano storico invece Patroni Griffi ha ricordo che il Consiglio di Stato nasce 190 anni fa, "come Consiglio al servizio del sovrano, si trasforma progressivamente in organo di consulenza tecnica fino a diventare, con l'istituzione della Quarta Sezione, il garante della 'giustizia nell'amministrazione', vero e proprio giudice che assicura la tutela della persona nei confronti del potere pubblico e la legalità dell'azione amministrativa". Un assetto poi confermato dalla Costituzione, "che delinea il completamento del sistema giurisdizionale con la previsione della istituzione dei Tribunali regionali, e poi dalla lettura che del sistema attuale darà la Corte costituzionale''.

''Il fil rouge che lega questa storia, e che si sviluppa in parallelo con la trasformazione dello Stato di diritto e del potere pubblico, è la progressiva emancipazione del Consiglio di Stato dal sovrano e la sua trasformazione in un giudice indipendente, oggi a pieno titolo inserito nel sistema, nel frattempo divenuto europeo, delle tutele nei confronti dell'illegittimo esercizio del potere pubblico''.

Perché, spiega, la questione politica di fondo del percorso della giustizia amministrativa "è il rapporto tra individuo e potere e la funzione del giudice amministrativo si evolve nel senso di assicurare in questo rapporto il rispetto della legge e la tutela dei diritti e degli interessi, mentre è la tutela della mera legalità amministrativa ad assumere progressivamente il carattere di strumentalità e "occasionalità". "Questo connotato lo caratterizzerà anche nel periodo più difficile dell'esercizio del ruolo di argine del potere esecutivo, durante la dittatura fascista, sotto la presidenza di Santi Romano, pur voluta da Mussolini".

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