Penale

Il sollievo delle Rsa: «Ora i ristori alla filiera»

Neutralizzare dal punto di vista penale le condotte non gravemente censurabili disinnesca inoltre per le aziende coinvolte il rischio 231 (la responsabilità “penale” dell’ente)

di Alessandro Galimberti

La delimitazione della «colpa grave» per la responsabilità medica in tempi di pandemia fa tirare un sospiro di sollievo al settore delle Rsa, tra i più colpiti dalla prima ondata di Covid in corsia e tra i più bersagliati in sede giudiziaria. «Nonostante la giurisprudenza e prim’ancora l’orientamento di molte Procure siano ormai univoci - dice l’avvocato milanese Gianluca Maris - nel senso di aver già consolidato e anticipato nei fatti il principio della “colpa grave”, la novella legislativa è senz’altro importante. Neutralizzare dal punto di vista penale le condotte non gravemente censurabili disinnesca inoltre per le aziende coinvolte il rischio 231 (la responsabilità “penale” dell’ente, ndr), ed è senz’altro un bene. E credo inoltre che questo modello fondamentalmente “depenalizzato” possa essere un buon riferimento per l’intera disciplina della responsabilità medica anche fuori da periodi di tempeste pandemiche».

Il parziale colpo di spugna - che in realtà, come si vede, tale non è - lascia ovviamente ai margini i fatti dolosi o gravemente colposi ma anche la fattispecie di epidemia (articolo 438 del codice penale). Si tratta però, in questo caso residuale, di un «delitto di pericolo mediante frode» che appare davvero difficilmente configurabile nel contesto di pandemia dell’ultimo anno e applicato inoltre a strutture sanitarie (uno dei pochi casi affrontati dalla Cassazione, non a caso, è relativo alla diffusione dell’Hiv da parte di un soggetto consapevolmente malato).

Altro aspetto che rimane “scoperto”, a norme correnti - e non potrebbe peraltro essere diversamente - è quello dei risarcimenti civilistici alle persone vittime di infezione colposa, dove l’accertamento del fatto illecito e del nesso di causalità col danno procurato è sempre rimesso al giudice.

L’intervento benevolo del legislatore in tema di responsabilità medico/infermieristica non basta comunque a “ristorare” uno degli anelli più deboli della filiera assistenziale, quello delle Rsa appunto. Filiera che, nella recente audizione alla Commissione bilancio della Camera, ha rappresentato le difficoltà di un settore che conta 280 mila posti letto (di cui 70 mila solo in Lombardia) che ha subìto un tracollo come tante, e talvolta più, di altre attività; in un anno sono stati persi oltre 2 milioni di posti letto/giorno, per l’equivalente di oltre 200 milioni di euro di mancate entrate.

«Quello delle Rsa è un mondo che non è stato ristorato in nessuna previsione del decreto - ha detto in audizione parlamentare l’avvocato Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia - senza considerare che la problematica dell’assunzione infermieristica ospedaliera sta mettendo in crisi il mondo delle Rsa e dei servizi territoriali in genere».

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