Lavoro

Danno: il dipendente deve dimostrare la causalità mansioni-ambiente e il datore l'utilizzo di misure antinfortunistiche

Ricade, invece, sul datore fornire le proprie difese a fronte della denuncia da parte del prestatore

di Giampaolo Piagnerelli

Il dipendente che lamenta di aver effettuato lavori particolarmente usuranti deve provare il nesso di causalità tra le mansioni svolte e la nocività dell'ambiente. Dimostrato questo, spetta al datore fornire le proprie difese. Lo precisa la Cassazione con la sentenza n. 7058/22.

Il tribunale di Sulmona ha accolto la domanda proposta da un cittadino nei confronti dell'Enel, di cui era stato dipendente dal 1° luglio 1975 al 30 giugno 2008, volta all'accertamento e alla declaratoria di responsabilità contrattuale e/o extracontrattuale della società per avergli causato danni biologici, morali, patrimoniali e non, dopo aver ricoperto mansioni particolarmente usuranti come ad esempio lo spostamento di carichi, nonché l'esposizione a vibrazioni e posture incongrue senza che la parte datoriale avesse fornito idonea tutela per i richiamati rischi.
La Corte d'appello di L'Aquila, invece, ha respinto l'appello accolto in primo grado ritenendo che il prestatore non avesse specificato quali fossero state le omissioni datoriali per evitare il danno.
Di qui il ricorso in Cassazione del dipendente. I Supremi giudici hanno bocciato la sentenza di appello in quanto quest'ultima ha finito (del tutto illecitamente) con il porre a carico del lavoratore la dimostrazione della violazione da parte del datore di specifiche misure antinfortunistiche, laddove il lavoratore era tenuto solo a dimostrare il nesso di causalità tra le mansioni espletate e la nocività dell'ambiente di lavoro, restando a carico del datore la prova di avere adottato tutte le misure esigibili in concreto.

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