Giustizia

Class action, dalle norme Ue arrivano i primi ritocchi

Entro il 25 dicembre 2022 l’Italia deve attuare la direttiva 1828/2020 sulle azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori degli Stati membri

di Sara Biglieri

Dopo diversi rinvii, la nuova class action italiana - introdotta con la legge 31/2019 - è entrata in vigore il 18 maggio 2021, e i primi casi di applicazione hanno varcato da poco la soglia dei tribunali. Entro il 25 dicembre 2022, l’Italia sarà chiamata ad attuare la direttiva Ue 1828/2020 relativa alle azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori degli Stati membri. La legge dovrà quindi essere ulteriormente aggiornata, sebbene l’attuazione di tale direttiva non richiederà un radicale ripensamento della normativa italiana, ma solo alcuni interventi ad hoc.

Infatti, la direttiva conferisce ampio margine di manovra agli Stati membri per il suo recepimento, ad esempio lasciando agli Stati la scelta tra sistema di opt-in o opt-out.

Inoltre, la direttiva ha un campo di applicazione molto più limitato rispetto a quello della riforma del 2o19, in quanto disciplina esclusivamente le class action a tutela dei diritti dei consumatori e dei professionisti. Al contrario, la nuova class action italiana estende la sua tutela a tutti i diritti individuali omogenei violati da illeciti pluri-offensivi e può pertanto applicarsi a settori quali quello giuslavaloristico (si pensi alla tutela dei riders) o ambientale (si pensi al fenomeno del climate change) e persino ai rapporti tra imprese (ad esempio, di abuso di dipendenza economica).

Un aspetto che richiederà l’intervento del legislatore italiano è la previsione, contenuta nella direttiva, di azioni collettive transfrontaliere, ovvero azioni che possono essere intentate in un unico Stato membro da enti legittimati a tutelare gli interessi comuni di una pluralità di consumatori europei, anche residenti in un altro Paese Ue. È probabile che esse troveranno terreno fertile nei casi di tutela dei consumatori nel mercato digitalizzato (ad esempio, per azioni contro piattaforme di e-commerce), nonché dei servizi finanziari, trasporti ed energia, dove gli illeciti sono più facilmente “transfrontalieri”. La previsione delle azioni transfrontaliere lascia aperta agli enti legittimati ad agire la scelta del Paese in cui sarà più conveniente intentare la class action, in termini di efficacia e velocità dell’azione “locale”.

Grande attenzione è data dalla direttiva ai requisiti degli enti legittimati a proporre azioni transfrontaliere sotto il profilo della competenza (organizzazioni senza scopo di lucro con almeno 12 mesi di attività) e di indipendenza (autonomia da terzi con interessi commerciali contrari ai diritti dei consumatori). Per adeguarsi alla normativa europea, l’Italia dovrà pertanto recepire i requisiti posti dalla direttiva (alcuni già presenti nella normativa italiana) e dare alla luce il decreto di identificazione degli enti legittimati a proporre azioni collettive, già previsto dalla normativa in vigore.

Infine, un ruolo rilevante per il successo della class action sarà giocato dal third party litigation funding , ovvero il finanziamento di un contenzioso da parte di un terzo a fronte di una remunerazione in misura percentuale su quanto ottenuto in caso di esito favorevole. Questa forma di finanziamento garantisce il sostegno economico necessario a numerose azioni di classe, altrimenti difficilmente finanziabili. La direttiva sul punto è molto chiara e prevede, per evitare situazioni di conflitto di interessi, che le azioni di classe non possano essere intentate nei confronti di un concorrente dell’erogatore del finanziamento. Pertanto, l’Italia dovrà prevedere adeguati meccanismi di controllo sui finanziamenti, che potranno considerarsi ammissibili purché siano rispettati i requisiti di trasparenza, indipendenza e assenza di conflitti di interesse.

Le disposizioni
La riforma italiana
La riforma della class action italiana è contenuta nella legge 31/2019, entrata in vigore il 18 maggio 2021. Le nuove norme hanno ampliato la class action: in passato utilizzabile solo dai consumatori, ora è un rimedio generale disciplinato dal Codice di procedura civile

Le norme Ue
La direttiva 1828/2020 riguarda le azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori. Ha quindi un'applicazione più limitata rispetto alla riforma italiana. Va recepita entro il 25 dicembre 2022

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