Professione e Mercato

In tribunale pantaloncini vietati per decreto

Succede ad Avellino, dove il tribunale per decreto vieta l'accesso agli uomini con pantaloni che non raggiungono almeno la caviglia. Insorge il Codacons ma per il CPO è "attacco sessista"

di Marina Crisafi

Il caldo avanza e l'esigenza di alleggerirsi non risparmia neanche l'utenza dei tribunali dove però il decoro impera e i bermuda non sono certo considerati un abbigliamento adeguato. Un principio che il presidente del tribunale di Avellino, Vincenzo Beatrice, è stato costretto a mettere nero su bianco con tanto di decreto affisso sui muri del palazzo della giustizia irpino e pubblicato sul sito web.

Bermuda vietati ad Avellino
Una decisione presa, dopo aver constatato che, seppur la maggior parte di chi accede agli uffici giudiziari veste in modo consono, con l'avvento della stagione calda, "sono comparsi all'udienza o si sono presentati presso gli uffici di cancelleria - si legge nel decreto n. 79/2021 - uomini abbigliati con pantaloni corti, ossia quelli il cui margine inferiore non raggiunge la caviglia".
Da qui la specifica inibizione e il richiamo ad ogni "usuario" degli uffici giudiziari a dignitosi comportamenti, di concerto con il procuratore della Repubblica e con il magistrato coordinatore dell'ufficio di sorveglianza.
Per cui al bando qualsiasi soggetto di sesso maschile che indossi pantaloni corti che non raggiungono la caviglia, cui verrà inibito l'accesso in tribunale "con efficacia immediata".

Codacons: "Stop anche a minigonne e avvocati senza reggiseno"
Sulla questione è subito insorto il Codacons, con un comunicato stampa in cui dichiara giusto il decoro nei tribunali ma invoca lo stop anche alle minigonne e agli avvocati senza reggiseno.
"La regola deve valere per tutti gli operatori della giustizia, uomini e donne" afferma infatti l'associazione dei consumatori. Per cui anche alle donne, in nome della parità di trattamento, "deve essere vietato l'ingresso ai locali se vestite in minigonna, sprovviste di reggiseno, o se presentano qualsiasi altro abbigliamento non adeguato ad un ufficio giudiziario".
Piuttosto, auspica il Codacons con una frecciata neanche troppo velata, "che il Tribunale dedichi la stessa attenzione al decoro anche quando si tratta dei rinvii elle cause, che non dovrebbero mai superare i 30 giorni al fine di non allungare a dismisura i tempi della giustizia italiana".

CPO Avellino: "Attacco sessista"
La nota del Codacons non piace però al Comitato per le Pari Opportunità dell'Ordine degli Avvocati di Avellino che dalla propria pagina Facebook fa sapere di ritenere "inaccettabile" quanto affermato dall'associazione dei consumatori che nell'attribuirsi "competenze generalizzate e pluricomprensive, in difesa, a suo dire, di un presunto diritto alla parità di trattamento" ha realizzato un intervento che "invece, si traduce in un deprecabile attacco sessista".
Il CPO diffida pertanto il Codacons "dall'utilizzare espressioni sessiste in quanto le stesse violano, senza alcun dubbio, la dignità ed il decoro di tutte le donne e non solo delle professioniste" e stigmatizza la posizione assunta dagli Organi di stampa che, nei titoli, con il solito clichè trito e ritrito, hanno dato rilievo ‘al reggiseno', mostrando, purtroppo, ancora una volta, di quanto siano forti i pregiudizi e gli stereotipi".
Il provvedimento, a dire del CPO, è rivolto all'utenza in generale e non fa espresso riferimento all'abbigliamento degli avvocati (ndr sebbene il decreto parli di "comparizione" in udienza), i quali "sono consapevoli di dover indossare un abbigliamento adeguato all'ambiente di lavoro, come sono consapevoli che il vero decoro emerge dalla condotta professionale e dal rispetto verso le parti, i colleghi, i magistrati".

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©