Giustizia

Cartabia difende la riforma. Ipotesi maxiemendamento e fiducia

Si cerca la sintesi tra vecchia prescrizione e nuova improcedibilità

di Giovanni Negri

Caccia affannosa, alla Camera, a un’intesa sulla riforma del processo penale o almeno su quel segmento determinato dall’intreccio tra vecchia prescrizione e nuova improcedibilità. Accordo che ieri sera era ancora lontano, tanto da avere condotto a uno slittamento dei tempi di approdo in Aula del provvedimento, inizialmente fissato per domani. La commissione Giustizia ha infatti incaricato il presidente Mario Perantoni (M5S) di scrivere al Presidente della Camera Roberto Fico chiedendo una nuova calendarizzazione. Impossibile esaminare in poche ore i 1.631 emendamenti presentati, tanto che il capogruppo del Pd Alfredo Bazoli e della Lega Roberto Turri hanno chiesto di organizzare i lavori avendo come obiettivo la conclusione entro la prossima settimana, concentrandosi solo sugli emendamenti segnalati dai gruppi.

Nel merito, però, un punto di equilibrio in grado di tenere unita la maggioranza sembrava ieri sera potere passare solo per una diversa articolazione della fase transitoria. Dove a fare da punto di riferimento è la proposta del Pd, di prevedere fino alla fine del 2024 tempi più ampi, tre anni in appello, e due anni in Cassazione, di quelli inseriti negli emendamenti votati in Consiglio dei ministri. Con la possibilità di un ulteriore anno in secondo grado e 6 mesi in Cassazione, nel caso di procedimenti particolarmente complessi.

Una proposta che, verificata l’impraticabilità di tutte le altre che, magari più incisive, avrebbero però prodotto un effetto di “libera tutti” nella maggioranza, autorizzando ciascuna forza politica a riproporre le proprie istanze, tenta di sicuro l’ala “governista” dei 5 Stelle. Nel timore però di arrivare a una rottura con la componente più oltranzista il risultato è per ora la paralisi.

Con una fiducia comunque sullo sfondo certo, ma non facilissima da articolare, visto che si tratterebbe di fare confluire tutti gli emendamenti del Governo in un solo maxiemendamento sul quale porre la fiducia, lavoro che dovrebbe essere fatto in commissione, dove, in caso di mancato accordo, peserebbe l’eventuale ostruzionismo del Movimento.

Ieri la ministra Marta Cartabia rispondendo al question time alla Camera ha tenuto a smentire che, con la riforma, finirebbero nella tagliola dell’improcedibilità anche i reati di mafia e terrorismo, come paventato dal Procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho: «Si tratta di delitti sanzionati spesso con l’ergastolo, anche per l’effetto di aggravanti - ha ricordato la ministra - e quindi esclusi tanto da prescrizione quanto da improcedibilità».

Critica l’Anm per la quale «non si vede perché un processo di durata irragionevole ai fini del diritto all’indennizzo non debba essere definito. Con rischio di travolgere gli accertamenti compiuti nei gradi precedenti, oltretutto».

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