Famiglia

Sangue no vax per l'intervento, il Tribunale boccia la richiesta della famiglia

Il Giudice tutelare di Modena ha accolto il ricorso del Policlinico Sant'Orsola di Bologna contro i genitori

di Francesco Machina Grifeo

Non c'è ragione per rifiutare il sangue fornito dal centro trasfusionale regionale dell'Emilia-Romagna che dà garanzie di assoluta sicurezza. Non può dunque essere preso in considerazione il rifiuto dei genitori di un bimbo del Modenese che per motivi religiosi avevano chiesto che il sangue delle trasfusioni necessarie a un intervento chirurgico, per curarlo da una cardiopatia, non venisse prelevato da vaccinati contro il Covid-19. Con questa motivazione il Giudice tutelare di Modena, Alberto Rovatti, provvedimento dell'8 febbraio scorso n. 902/2022, ha accolto il ricorso dell'ufficio legale del P oliclinico Sant'Orsola di Bologna e nominato il direttore generale dell'azienda ospedaliera, Chiara Gibertoni, curatore speciale del bambino relativamente a questa vicenda.

L'avvocato ha spiegato che i suoi assistiti non hanno "mai negato il consenso all'intervento e lo hanno ribadito al giudice" che li ha sentiti ieri in udienza. Ma hanno chiesto "per motivi di carattere religioso" che il sangue della trasfusione venisse da soggetti non vaccinati. Offrendosi di individuare loro stessi dei donatori in modo da impedire "l'inoculazione nel minore di tessuto ematico contenente il farmaco la cui sperimentazione evidenzia un marcato numero di complicanze cardiovascolari".

Una richiesta bocciata dal Tribunale che dà conto del fatto che il direttore del Centro Nazionale Sangue istituito presso l'Istituto superiore di Sanità ha da tempo dichiarato come '"non c'è nessuna differenza tra il sangue di vaccinati e quello dei non vaccinati" mentre Giampietro Briola, presidente dell'Avis, ha affermato che "donare il sangue dopo aver ricevuto il vaccino anti Covid non comporta alcun rischio per i pazienti".

Nel merito, prosegue il provvedimento, la comunità scientifica "in maggioranza reputa non verosimile che una trasfusione trasmetta una quantità significativa dell'mRna vaccinale o della proteina Spike, l'uno distrutto dall'organismo dopo pochi giorni, l'altra dopo la vaccinazione non entrante nel circolo sanguigno se non accidentalmente e le concentrazioni tali secondo statistica da non essere dannose".

Non convince il Giudice neppure l'ipotesi di individuazione di donatori da parte dei genitori: "Bisogna muovere dalla constatazione – si legge nel testo - che l'ordinamento italiano ed europeo è evoluto nella direzione univoca di prevedere esclusivamente la donazione periodica e anonima, non "dedicata" o "sostitutiva". Inoltre, dal punto di vista logico, non si vede perché, considerata l'assenza di differenza tra il sangue dei vaccinati e quello dei non vaccinati, "sarebbe nell'interesse del minore introdurre il rischio, grande o piccolo che sia, derivante da trasfusione al di fuori di protocolli e scelta dell'ospedale …con il solo fine di evitare un pericolo che appare non esistente".

In definitiva, il rifiuto dei genitori alle cure dunque non appare giustificato. Il tribunale ha così accolto il ricorso del 3 febbraio dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna IRCSS e disposto che il minore "sia sottoposto a intervento chirurgico di connessione dell'arteria polmonare destra dell'aorta ascendente con eventuali trasfusioni di sangue ed emoderivati di provenienza a scelta dell'ospedale".

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