Responsabilità

La banca reintegra la maxi perdita se il gioco in Borsa non era autorizzato

La Corte di cassazione, con la sentenza n. 28718 depositata oggi, ha respinto il ricorso della Banca Nazionale del Lavoro

di Francesco Machina Grifeo

La banca deve tenere indenne i propri clienti dalle maxi perdite - nel caso quasi 1 milione di euro - derivanti da operazioni di borsa abusivamente svolte sui loro conti correnti. E non importa se ad agire in modo fraudolento – tramite falsificazione della firma – sia il figlio del correntista. L'istituto deve comunque stornare dai saldi lo scoperto di conto. La Corte di cassazione, con la sentenza n. 28718 depositata oggi, ha così respinto il ricorso della Banca Nazionale del Lavoro nei confronti sia di una madre (cliente dell'istituto) che del figlio (condannato in sede penale), confermando la condanna emessa in appello.

La donna, titolare di tre rapporti di conto corrente, convenne la Bnl in Tribunale affermando di avere appreso che i conti "presentavano una scopertura prossima al milione di euro a causa dell'esito negativo di operazioni di borsa da lei però mai disposte". E ne chiese la condanna "a stornare gli addebiti" e, comunque a "depurare i conti da qualsiasi effetto ed operazione derivante dalle operazioni di borsa". Oltre al risarcimento del danno "morale e biologico" subito. L'Istituto si difese sostenendo che le operazioni vennero eseguite da figlio col consenso della madre e ne chiese, in via riconvenzionale, la condanna a 953.455,24 euro.

Il Tribunale di Marsala condannò Bnl a eliminare gli addebiti mentre rigettò la richiesta di risarcimento. La Corte di appello di Catania confermò la decisione affermando che le operazioni di borsa contestate vennero eseguite dal figlio "mediante falsificazione materiale della firma della madre" (secondo le risultanze della consulenza tecnica eseguita in primo grado). Mentre non doveva considerarsi "per nulla anomalo", e comunque "non necessariamente connesso ad una forma di complicità con il figlio … il dedotto disinteresse avverso gli estratti conto dei propri conti correnti, rientrando nella normalità delle relazioni familiari che un figlio provveda alle incombenze bancarie, riscuotendo la pensione dell'anziana madre". Né dalla sentenza penale di condanna del figlio emerge la consapevolezza della madre circa il suo operato. Proposto ricorso, la Cassazione lo ha ritenuto in parte manifestamente infondato e in parte inammissibile.

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