Giustizia

Giustizia decentrata in 26 poli responsabili di governance e budget

Da un gruppo di magistrati, dirigenti, avvocati e docenti un Libro bianco per rivedere l’organizzazione<br/>

di Giovanni Negri

Dieci mesi per un Libro bianco. Con l’obiettivo di considerare per la prima volta la giustizia risorsa e non un freno alla crescita, con l’ambizione di mettere sul tavolo proposte concrete e inedite in una fase in cui si tratta di mettere in cantiere i progetti per l’utilizzo dei fondi del Next Generation Ue. A farlo è un gruppo di magistrati (tra i quali il presidente della Corte d’appello di Brescia ed ex capo dell’organizzazione giudiziaria del ministero della Giustizia Claudio Castelli e il procuratore aggiunto di Milano Laura Pedio), dirigenti di uffici giudiziari come Carmelina De Meo della Corte d’appello di Torino, avvocati, come il presidente dell’Ordine di Firenze Sergio Paparo, docenti universitari, tra cui il civilista Giorgio Costantino, esperti di digitalizzazione e di organizzazione dei servizi pubblici come il professor Bruno Dente del Politecnico di Milano.
Una pluralità di punti di vista e di approcci per una sintesi non scontata, che verrà presentata a breve pubblicamente, e che qui anticipiamo.

Governance decentrata
Tra le proposte a più elevata carica innovativa, sul piano dell’organizzazione giudiziaria, c’è quella di un più accentuato decentramento con la costituzione di un livello intermedio tra attori centrali e uffici locali, realizzando Poli giudiziari territoriali, coincidenti con i 26 distretti di corte d’appello, responsabili della performance organizzativa e dell’adeguato uso delle risorse assegnate agli uffici giudiziari dell’ambito territoriale.
Il Polo giudiziario territoriale costituisce una piattaforma organizzativo-gestionale, la cui funzione è sostenuta da uno specifico ufficio di supporto. Il governo del Polo sarà assicurato da un Consiglio che comprenderà tutti i capi degli uffici giudiziari territoriali (procure, tribunali, corte, procura generale, minorenni e sorveglianza), coordinato dal presidente di corte di appello.

La responsabilità
Al Polo sono attribuiti ambiti di autonomia operativa accompagnati da doveri di accountability. Al Polo sono assegnate le risorse per il funzionamento degli uffici giudiziari del distretto; si tratta delle risorse finanziarie e di personale (togato e non togato), ma anche delle risorse per la gestione delle organizzazioni, della logistica e per lo sviluppo digitale e tecnologico. Nello stesso tempo, fanno capo al Polo, attraverso riallocazione, anche le somme in entrata derivanti dal recupero crediti, da sanzioni. A questa autonomia gestionale corrisponde il dovere di rendicontazione, attraverso idonei strumenti di bilancio, di programmazione, controllo di gestione e di valutazione, sia verso le istituzioni centrali, sia verso la collettività territoriale.

Ministero e Csm
Sul lato delle relazioni con le istituzioni centrali, Csm e ministero della Giustizia, la distribuzione di risorse e la definizione di obiettivi ai Poli giudiziari territoriali saranno basati su «Piani d’azione» triennali, corredati di obiettivi e performance attese, oggetto di monitoraggio periodico e di valutazione, effettuata anche attraverso il ricorso a soggetti indipendenti. Questi Piani comprenderanno forme di incentivazione variabile, collegate al raggiungimento degli obiettivi indicati dalle politiche giudiziarie nazionali.

I Piani di azione
Il contenuto dei Piani d’azione dei Poli sarà definito sulla base di un percorso che vedrà Csm e ministero della Giustizia elaborare le linee guida essenziali e le priorità da perseguire. Il ministero dovrà definire il budget massimo disponibile (a livello nazionale o a livello dei singoli Poli); agli uffici giudiziari del Polo spetterà l’elaborazione, sulla base della discussione interna e con gli stakeholder, di una propria proposta di programma di gestione e sviluppo. I Piani d’azione dei Poli sono approvati e monitorati dal ministero, sulla base del parere del Csm, mentre sulla base del proprio Piano d’azione approvato, il Polo definisce i budget degli uffici giudiziari e ne approva i relativi Piani di gestione e sviluppo. I responsabili degli uffici contratteranno i budget, con quote di premialità per le migliori performances.

Unico rito digitale
Altri capitoli centrali del Libro bianco riguardano il superamento della logica degli attuali modelli processuali, totalmente cartacei, per realizzare un unico rito di cognizione «non solo coerente con le tecnologie oggi disponibili, ma anche trasparente, garantito, semplice, unitario e flessibile, lasciando agli attori professionisti del processo la responsabilità di scegliere il percorso più efficace». Andrebbero poi introdotti modelli di giustizia alternativa eliminando ogni interferenza tra mediazione e processo.
Una delle caratteristiche che dovrà avere il rito digitale sarà di favorire la riduzione e l’eliminazione dei tempi morti che oggi caratterizzano tutti i processi e che sono una delle cause della loro eccessiva durata, sostituendo l’atto giuridico con il dato giuridico, automatizzando i processi a basso contenuto giuridico, dedicando l’intervento delle professionalità umane alle elaborazioni concettuali e alla decisione.

Autofinanziamento
Ma la giustizia del futuro dovrà anche autofinanziarsi, tenendo presente che le varie attività svolte in un palazzo di giustizia sono in grado di generare incassi tali da superare quanto si spende in ambito civile. Il contributo unificato allora dovrà essere effettivo, cioè la causa non potrà essere iscritta se l’importo non è stato versato.

I punti chiave

La nuova governance - via al decentramento
Si suggerisce di puntare su Poli territoriali con autonomia decisionale e forte responsabilizzazione in rapporto complementare e di sinergia con il Centro (ministero della Giustizia e Csm). Il Ministero deve essere il centro nazionale di governo delle tecnologie. Ma nello stesso tempo i Poli territoriali (di massima coincidenti con i distretti di Corte d’appello) significano apertura ai territori, responsabilità e rendicontazione con attenzione particolare alle possibilità di finanziamento derivante dalla riallocazione di somme incassate e derivanti dal contributo unificato e dalle sanzioni pecuniarie

Rito unico digitale - Ufficio del processo cruciale
Nel Libro bianco si propone di superare la logica degli attuali modelli processuali totalmente cartacei per realizzare un unico rito di cognizione non solo coerente con le tecnologie oggi disponibili, ma anche trasparente, garantito, semplice, unitario e flessibile, lasciando agli attori professionisti del processo la responsabilità di scegliere il percorso più efficace. Da valorizzare poi modelli di giustizia alternativa eliminando ogni interferenza tra mediazione e processo. Centrale, poi, l’Ufficio per il processo di supporto all’esercizio dell’attività giurisdizionale con una struttura e figure stabili

Le competenze - più spazio ai professionisti
La competenza territoriale, la necessità sempre e comunque di un accesso fisico all’Ufficio giudiziario, il rilascio di documenti e attestazioni da parte dello stesso sono obblighi e concetti da superare sulla base delle possibilità che fornisce oggi la rete. Il gran numero di materie soggette a volontaria giurisdizione (64 materie, le più diverse) va una volta per tutte affrontata e rivista alla luce di una società che è cambiata, lasciando al giudice la competenza solo per le materie relative a un possibile contenzioso o alla tutela inderogabile dei diritti, affidando le altre a pubblici ufficiali, funzionari giudiziari, ad avvocati e notai.

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