Professione e Mercato

Caro bollette e inflazione, impennata dei costi in studio

Aumenti dal 30 al 60% per l’energia, in arrivo la stangata su software e forniture. Professionisti esclusi anche dal Dl Aiuti-quater<br/>

Le strategie. I professionisti pensano ad incrementare lo smart working, a scegliere la strada del coworking o dell'aggregazione, ma si può  guardare anche alle rinnovabili  se lo studio è  di proprietà

di Valentina Maglione e Valeria Uva

Il caro bollette si abbatte sui professionisti. Benché molte attività non siano energivore, i maxi rialzi dell’energia si fanno sentire anche negli studi di commercialisti, avvocati, ingegneri e altre attività professionali.

Tutte realtà che non hanno accesso ai sostegni pensati dagli ultimi Governi per le imprese, come il credito d’imposta sulle bollette, appena rinnovato fino a dicembre, e la rateizzazione fino a 48 rate, due misure varate con il decreto legge Aiuti-quater, esaminato il 10 novembre dal Consiglio dei ministri.

«Le nostre bollette sono aumentate in media del 60% negli ultimi mesi», calcola Maria Pia Nucera, presidente Adc (Associazione dottori commercialisti). A poco servono le raccomandazioni per frenare i consumi: «Non possiamo spegnere server e computer», conclude.

Tante segnalazioni di aumenti «almeno del 30%» sono arrivate anche a Conepro, rete di commercialisti estesa in tutta Italia (si veda l’intervista a fianco). Le difficoltà sono sentite anche tra gli avvocati. «I rincari delle utenze incidono non poco sull’assetto dei costi degli studi professionali e mettono in difficoltà soprattutto i piccoli, la maggioranza della platea», osserva Antonino La Lumia, tesoriere dell’Organismo congressuale forense.

Tra i più penalizzati vi sono i professionisti forfettari, che con la deduzione fissa dei costi non possono assorbire neanche in parte l’aumento. «Ho già richieste di verificare la convenienza da parte di singoli professionisti per il prossimo anno, ma certo bisognerà attendere la nuova soglia della flat tax indicata dal Governo», conferma Saverio Reale, ragioniere colpito anche lui da aumenti medi del 30%, «ma conto di riassorbirli con economie e smart working», dice.

Il caro energia si fa sentire sui professionisti anche in modo indiretto, ovvero mettendo in difficoltà i clienti e, di conseguenza, restringendo il mercato. «Qui in Sicilia l’impatto è già molto evidente – racconta Daniele Virgillito, alla guida di Confprofessioni nell’isola –. Dopo il boom di questa estate molte attività legate al turismo, bar, ristoranti e alberghi, sono in difficoltà per l’impennata dei costi. Di riflesso, è diventato più difficile per un commercialista o un consulente del lavoro anche solo venire pagato».

L’impatto dell’inflazione

In agguato c’è anche un’altra insidia per i costi dello studio: affitti, licenze, attrezzature sono tutte sotto l’incudine dell’inflazione. C’è chi come Nexum Stp, realtà formata da una rete di studi professionali per la consulenza, estesa in tutta Italia, ha già fatto i conti. «Pensiamo ai costi di rivalutazione Istat relativamente a beni di tecnologia e software che rappresentano una risorsa chiave per lo svolgimento delle nostre attività. Ci aspettiamo nei prossimi mesi un incremento dal 4% (2022) al 9% (2023), stimato sulla base dei valori Istat di settembre», calcola il presidente Paolo Stern.

Le contromisure

Oltre a puntare di più sullo smart working, per chi ha lo studio in proprietà c’è anche l’investimento nelle rinnovabili. Fidiprof, il confidi di categoria, ha una convenzione con Id bank che, tra le altre cose, può finanziare a condizioni agevolate anche la ristrutturazione in chiave green dello studio. Mentre Adc pensa a convenzioni «per mettere assieme più studi e spuntare tariffe migliori».

«La strada è quella dell’aggregazione professionale – aggiunge La Lumia –. La condivisione dello studio contiene i costi e crea occasioni di lavoro e sinergie professionali. Altri rinunciano allo studio e si appoggiano a strutture di coworking», come quelle messe a disposizioni gratuitamente da Cassa Forense.

Anche l’Associazione nazionale forense è «convinta della necessità di affrontare le ricadute negative della crisi energetica con l’aggregazione: non solo si fa economia di scala, anche sui costi energetici, ma si mettono a fattore comune conoscenze, anche in ambito di sostenibilità».

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