Penale

Stadio della Roma, imputazione più lieve per il consigliere della regione Lazio

Non corruzione per atti contrari a doveri d'ufficio ma corruzione per l'esercizio della funzione a carico del consigliere della Regione Lazio Adriano Palozzi. Il politico era stato indagato nell'ambito dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma che vede al centro l'imprenditore Luca Parnasi. Lo ha deciso la sesta sezione penale dalla Cassazione con la sentenza n. 4486 depositata il 29 gennaio. I magistrati hanno accolto il ricorso della difesa, riqualificato il reato contestato al consigliere regionale di Forza Italia e, visto che si tratta di un'ipotesi delittuosa meno grave, disposto una rivalutazione delle misure cautelari inflitte a Palozzi.
Secondo la Cassazione il Tribunale aveva sbagliato a contestare il più grave reato previsto dall'articolo 319 del codice penale. E questo perché si era «in presenza di elementi fattuali che dimostravano, in termini di gravità indiziaria, la conclusione tra il ricorrente e il Parnasi di un accordo corruttivo per il generico asservimento delle pubblica funzione agli interessi del privato corruttore, senza cioè che fosse individuato o individuabile un atto d'ufficio che il corrotto avrebbe compiuto o dovuto compiere a favore del predetto». Ovvero si poteva ipotizzare un accordo corruttivo ma non era stato individuato un atto conseguente alla corruzione. Una descrizione che calza a pennello con il reato previsto dall'articolo 318 del codice, la corruzione per l'esercizio della funzione.

Corte di Cassazione – Sezione VI – Sentenza 29 gennaio 2019 n. 4486

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