Professione e Mercato

A Lecce il XXXV Congresso forense - Su riforme proposta unitaria da presentare alla politica

Sisto (Sottosegretario): "Le riforme ispirate dal rispetto della persona". Masi (Cnf): "La professione forense non è una monade". Paparo (Ocf): "Abbiamo individuato tre temi: accessi e tirocinio, sistema formativo e governance, ma serve unità"

di Francesco Machina Grifeo

Nella prima giornata del XXXV Congresso Nazionale Forense in programma a Lecce fino a sabato, la presidente del Cnf Maria Masi è tornata sul tema dell'identità: «La crisi generale – ha detto - non è solo economica, anche culturale, rischiando di deprimere la creatività e il ruolo innovativo delle professioni intellettuali, compresa la nostra".

"La professione forense - ha proseguito Masi - non è una monade, non è avulsa ma strettamente funzionale alla società e non può non risentire degli effetti economici e strutturali. Il Congresso è un'occasione per riflettere, discutere, confrontarci. Siamo ancora in grado di esprimere valori sociali? La comunità civile ci identifica come portatori sani di valori? Certo che lo siamo, lo dobbiamo essere. E allora quale migliore occasione per riuscire ad aprire quel recinto che in parte ci siamo costruiti attorno».

Sulla professione, e in particolare sulla riforma professionale, il coordinatore OCF Paparo ha affermato: «Dobbiamo mettere mani e ragionare sulla riforma professionale per modificare e migliorare non solo il nostro ruolo ma anche il funzionamento della giurisdizione. Come assemblea dell'OCF abbiamo individuato tre temi: accessi e tirocinio, sistema formativo e governance. Dobbiamo presentare una proposta unitaria alla politica che sta per insediarsi e che nella passata legislatura ha sfornato le cose più fantasiose". Ed ha chiesto una sessione ulteriore del congresso di due giorni "che consenta a tutti di discutere, intervenire, spiegare le posizioni" in modo da presentare alla politica "una proposta che abbia la forza di provenire dall'assise congressuale, non una serie di mozioni da cui il singolo parlamentare può scegliere in base alle convenienze».

Il presidente della Cassa forense Militi ha invece sottolineato l'esigenza di una nuova politica del lavoro di categoria: «La categoria soffre perché è concentrata su un'attività in crisi, quindi dobbiamo cercare il nostro modello di sviluppo anche in altri ambiti. Abbiamo un mare di problemi che se non affrontati rischiano di travolgerci. Ora che abbiamo la parità di genere, per esempio, non è pensabile avere una disparità salariale, con le colleghe che hanno guadagni inferiori anche del 50%. Sono le fasce più deboli che vanno sostenute.».

Il sottosegretario Sisto, avvocato di lungo corso, il cui nome ricorre in questi giorni anche possibile Ministro della Giustizia, ha rimarcato che: «Avvocatura, magistratura e politica devono essere sinergiche per raggiungere traguardi che non possono più vedere conflittualità, il paese non se lo può permettere. «Le riforme – ha aggiunto - non sono state una fredda riduzione dei tempi come da richiesta del Pnrr ma sono state ispirate dal rispetto della persona come da Costituzione». Infine una ‘rassicurazione' a tutti gli avvocati, e ai professionisti in generale: «La legge sull'equo compenso è nata dagli sforzi di tutte le forze politiche, ma è stata frenata in ultima battuta da alcune di queste forze. Una delle prime leggi che verrà alla luce nella nuova legislatura sarà quella dell'equo compenso, è una promessa».

Di sinergie ha parlato anche il vicepresidente del Csm Ermini, che ha richiamato «a una collaborazione nei mesi a venire pragmatica, realista e dialogante tra tutti gli attori della giurisdizione, in primis avvocati e magistrati». «So che da parte dell'avvocatura resta l'insoddisfazione e l'amarezza per alcuni contenuti e il timore che le garanzie di difesa siano sacrificate sull'altare dell'efficienza del processo, ma so anche che eventuali aggiustamenti, alla luce della pratica, saranno sempre possibili».

Il procuratore Salvato ha invece ribadito che: «La questione per me non è l'ulteriore esplicitazione del ruolo dell'avvocato, quanto i problemi: la globalizzazione che ha investito il diritto; la rivoluzione delle vite per le nuove tecnologie, l'AI che sembra capace di sostituire l'uomo in attività complesse fino a rendere possibile la giustizia predittiva. Nuovi fenomeni spingono quindi a ripensare la professione. Siamo ancora necessari? Sì. In che modo? Il congresso ce lo dirà».

Sul tema delle riforme, il presidente Curzio ha sottolineato: «Per l'attuazione delle riforme è fondamentale l'accordo, la collaborazione tra i protagonisti della giurisdizione e i protagonisti della giurisdizione siamo noi giudici e voi avvocati insieme. In Cassazione non siamo all'anno zero, l'esperienza dei protocolli è da tempo avviata, il processo telematico, come ben sa la presidente Masi, sta andando avanti grazie all'impegno comune di giudici ed avvocati. In futuro dobbiamo proseguire su questa strada, la strada del confronto, la strada del dialogo, la strada della collaborazione».

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