Penale

Aiuto al suicidio, primo sì della Camera - Al Senato numeri risicati

L'Aula ha approvato il testo con 253 sì e 117 no e 1 astenuto. Associazione Coscioni: "Passaggio positivo ma ci sono elementi discriminatori"

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di Francesco Machina Grifeo

Sono passati tre anni e mezzo dalla ordinanza della Corte costituzionale che nel novembre del 2018 dava 12 mesi al Parlamento per varare una legge sul suicidio assistito, eppure soltanto ieri, giovedì 10 marzo, la Camera dei deputati ha mosso il primo passo con l'approvazione del testo unificato delle proposte di legge "Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita (C. 2-1418-1586-1655-1875-1888-2982-3101-A)".

Non sono andati in porto, almeno per ora ma al Senato la situazione dei numeri è diversa, i tentativi del centrodestra di affossare la legge. Alla fine il testo è passato con 253 sì e 117 no (un solo astenuto, l'azzurro Baldelli). Si sono schierati a favore anche sei deputati di Fi e cinque di Coraggio Italia, mentre Italia Viva aveva lasciato libertà di voto: in sette hanno votato contro.

Nel 2019 la Consulta, impegnata sul caso Dj Fabo-Cappato, preso atto della mancata approvazione di una legge da parte del Parlamento, aveva dichiarato parzialmente incostituzionale il reato di aiuto al suicidio, definendo in quali ipotesi esso dovesse considerarsi scriminato, e cioè quando il paziente sia in grado di intendere e volere; sia affetto da una malattia non reversibile; abbia sofferenze psichiche o fisiche intollerabili; dipenda da presidi vitali.

E queste quattro condizioni per accedere alla "morte volontaria medicalmente assistita" (questo è il nome ufficiale della legge) sono rimaste al centro del provvedimento che ha comunque accolto una serie di richieste del centrodestra, a partire dalla possibilità di obiezione di coscienza per i sanitari, richiesta anche dalla Cei. Inoltre è stato previsto che le sofferenze del paziente siano "fisiche e psichiche" e non "fisiche o psichiche"; e ancora, il paziente deve essere tenuto in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale. Due punti che i critici sostengono siano in contrasto rispetto ai paletti indicati dalla Consulta, in quanto, per esempio, il secondo requisito non coprirebbe i casi di malati terminali di cancro.

Secondo la norma approvata dunque i due reati contenuti negli articoli 580 (Aiuto al suicidio) e 593 (Omissione di soccorso) del codice penale non si applicano al medico e al personale sanitario e amministrativo che abbiano dato corso alla procedura di morte volontaria medicalmente assistita nonché a tutti coloro che abbiano agevolato in qualsiasi modo la persona malata ad attivare, istruire e portare a termine la predetta procedura, qualora essa sia eseguita nel rispetto delle disposizioni della presente legge. Né è punibile chiunque sia stato condannato, anche con sentenza passata in giudicato, per aver agevolato in qualsiasi modo la morte volontaria medicalmente assistita di una persona prima della data di entrata in vigore della presente legge, qualora al momento del fatto ricorressero i presupposti e le condizioni previste dalla legge e la volontà libera, informata e consapevole della persona richiedente fosse stata inequivocabilmente accertata.

L'Associazione Luca Coscioni, promotrice del referendum sull'eutanasia, ha parlato di passi indietro rispetto alla stessa sentenza "Cappato" della Consulta affermando però che l'approvazione del testo alla Camera rappresenta comunque "un passaggio positivo". Filomena Gallo e Marco Cappato affermano: "Finalmente il Parlamento dà segno di voler provare ad assumersi le proprie responsabilità ma non ci facciamo illusioni. Siamo ben consapevoli della difficoltà che rappresenta il passaggio al Senato, nonché degli effetti discriminatori del testo nella versione attuale, che esclude dalla possibilità di accedere all'aiuto a morire i pazienti "non tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale" (come ad esempio solitamente sono i malati terminali di cancro e alcune malattie neurovegetative).

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