Giustizia

Assonime: Pnrr corretto ma da rafforzare

In un report l’analisi dei punti critici e le proposte per migliorare

di Giovanni Negri

È ancora una giustizia malata quella che emerge dal Report di Assonime scritto da Luciano Panzani, tra i più attenti osservatori del nostro sistema giudiziario e già presidente della Corte d’appello di Roma. In questo senso il passaggio del Pnrr è decisivo, ma in uno scenario comunque non tranquilizzante: per esempio, tra gli obiettivi quantitativi individuati dal Piano è prevista, tra l’altro, la diminuzione entro giugno 2026 del cosiddetto disposition time – indicatore di durata utilizzato dalla Cepej, che indica il rapporto tra il numero dei pendenti alla fine del periodo di riferimento e il flusso dei definiti nel periodo – nella misura del 40% nel settore civile e del 25% in quello penale.

I dati sul confronto tra gli ultimi due anni giudiziari offrono una apparente tendenza positiva, ma il rilievo del disposition time nell’anno solare evidenzia invece una rilevante criticità, con un incremento per le corti di appello ed i tribunali tra il 27 ed il 29 per cento. In ogni caso, la durata del processo, sia in primo che in secondo grado, rimane comunque elevata, come testimoniato dall’ultimo Rapporto europeo presentato proprio ieri (il proverbiale Eu Justice Scoreboard) e relativo peraltro a periodi fortemente condizionati dall’emergenza sanitaria: nel 2020, infatti, ci volevano quasi 700 giorni per arrivare a sentenza, rispetto ai 540 del 2018-2019 e dei quasi 600 del 2012.

Il Report sfata poi un luogo comune, quello dell’eccessiva litigiosità testimoniata dal contenzioso in ingresso nei tribunali. L’Italia infatti è al diciottesimo posto per quanto riguarda le cause sopravvenute (5) ogni 100 abitanti, ma a rendere ardua comunque la risposta è invece il basso numero di magistrati, dove siamo al sestultimo posto con 10 giudici ogni 1000.000 abitanti, a fronte dei 25 di molti Paesi.

La strada individuata dal Pnrr è corretta, sottolinea il Report, con l’irrobustimento dell’Ufficio del processo, i cui oltre 16.000 addetti bisognerebbe però pensare già ora cercare di rendere strutturali, e l’intervento sul processo telematico, che andrebbe però esteso a giudici di pace e Cassazione.

Il Report di Assonime si concentra anche sul processo esecutivo, snodo cruciale anche alla luce del l’accumulo di Npl da smaltire, soprattutto sul versante dell’esecuzione immobiliare. Si tratta, si legge, di completare l’avviamento del processo telematico e di fornire adeguate strutture ai tribunali mettendoli in condizione di effettuare i vari adempimenti legati alla vendita in tempi rapidi. Occorre anche rivedere la disciplina attuale per eliminare ogni vincolo che renda la vendita non concorrenziale con il mercato privato perché l’acquirente preferirà la vendita a trattativa privata e rinuncerà ad acquistare all’incanto.

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