Professione e Mercato

Avvocati, ricorso dell’Ordine di Roma sulle specializzazioni

Nel mirino l’obbligo di concludere accordi con le associazioni più rappresentative

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di Giovanni Negri

L’intenzione non è quella di affossare il decreto specializzazioni. Tuttavia, a non convincere ci sono alcuni punti. Tanto significativi da spingere l’Ordine degli avvocati di Roma, cui si aggiungeranno nelle prossime ore quelli di Napoli e Palermo, a presentare ricorso al Tar.

Le ragioni

Nella delibera approvata dal Consiglio dell’Ordine romano giovedì, infatti, gli aspetti più problematici sono sottolineati dal presidente Antonino Galletti. Nel dettaglio, il primo si concentra sulla illegittimità di quella parte del decreto 163/2020 che prevede l’obbligo per gli Ordini di stipulare specifiche convenzioni con le associazioni specialistiche maggiormente rappresentative quando intendono partecipare al percorso formativo dei futuri specialisti. Una condizione che all’Ordine di Roma appare stridere con quanto disposto dalla legge che riconosce agli Ordini una semplice facoltà e non un vincolo. Come peraltro, e in questo si lamenta un trattamento differente, stabilito e confermato per quanto riguarda il Consiglio nazionale forense. In sostanza, a venire compromessa è l’autonomia degli Ordini nel potere procedere senza dovere ricorrere necessariamente al consenso di soggetti privati.

Le esclusioni

Di più, la delibera osserva che «la disposizione regolamentare appare violativa dell’articolo 9 della legge 247/2012 ed ingiustamente offensiva e penalizzante per gli ordini che sono addirittura esclusi dal percorso formativo dei futuri specialisti nei settori dove, non esistendo associazioni specialistiche maggiormente rappresentative, sono addirittura nell’impossibilità di stipulare convenzioni all’uopo abilitanti».

La frammentazione

A venire contestata è poi la significativa frammentazione cui ha dato vita la decisione del ministero della Giustizia di procedere a una moltiplicazione di indirizzi sotto il cappello di tre settori principali (civile, penale e amministrativo). Una decisione che la delibera qualifica come «singolare» e che ha poi un riflesso anche all’esterno, determinando le modalità del percorso formativo e aprendo le porte all’uso dell’indirizzo anche nei confronti di terzi.

Si conferma così come assai tormentato il percorso delle specializzazioni forensi, con un regolamento che più volte è stato oggetto di ricorsi e modifiche, e che, in vigore da poche settimane, dalla fine dell’anno, ancora deve iniziare a dispiegare i suoi effetti (il Cnf sta procedendo alla nomina dei componenti di sua competenza nella commissione competete per lo svolgimento del colloquio con l’aspirante specialista).

Nessun sabotaggio

Galletti stesso però si preoccupa di sottolineare come intenzione del ricorso non è certamente quella di sabotare un percorso di specializzazione che rappresenta un punto importante raggiunto da tutta l’avvocatura: «ci è sembrato però che alcune criticità siano assolutamente evidenti. Valuteremo se chiedere la sospensiva che in ogni caso dovrebbe essere circoscritta ai punti che specificamente abbiamo ritenuto essere poco convincenti e rispettosi delle prerogative degli ordini».

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