Civile

BPVi, Intesa Sanpaolo risarcisce azionisti come cessionaria di Banca Nuova

Francesco Machina Grifeo

Banca Intesa Sanpaolo, quale cessionaria di Banca Nuova S.p.a., dovrà risarcire a tre risparmiatori (assistiti dallo Studio legale Palmigiano) oltre 82mila euro, un importo corrispondente al numero di azioni di Banca Popolare di Vicenza che la banca palermitana, all'epoca controllata da BPVi, gli aveva venduto. Lo ha stabilito il Tribunale di Palermo con la sentenza 27/2020. In particolare, gli acquisti erano scattati in relazione alle operazioni di aumento di capitale di BPV 2013 e 2014, per le quali Banca Nuova aveva prestato «un servizio di collocamento» ai clienti. La banca aveva però fornito informazioni non veritiere ed incomplete in merito «alla illiquidità dei titoli» (indicata da Consob già nel 2009), e rispetto al proprio conflitto di interessi, trattandosi di azioni della propria controllante. In tal modo aveva violato le norme sulla profilatura del rischio. Banca Intesa ha negato la propria legittimazione passiva ma la V Sezione civile - Sezione specializzata in materia di Impresa - ha ritenuto che a seguito dell'incorporazione di Banca Nuova spa, Intesa San Paolo, è «subentrata nei diritti ed obblighi della Banca incorporata, proseguendo in tutti i suoi rapporti anteriori alla fusione».

«Né peraltro – prosegue la decisione -, risulta opponibile agli attori l'addendum del 18.01.2019 al contratto di ritrasferimento di crediti con il quale Banca nuova spa retrocede in favore dell'insolvente BPV le proprie passività inerenti la commercializzazione delle azioni PBV, poiché estraneo all'art. 4 del citato DL 99/2017 che prevede la retrocessione da parte del solo cessionario e perché comunque realizzerebbe un'estensione dell'insolvenza della partecipante in deroga all'art. 1273 cod. civ. che in caso di accollo subordina la liberazione del cedente all'espressa volontà del creditore ceduto». Per tutte queste ragioni, conclude la decisione, «deve ritenersi sussistente la legittimazione passiva in capo a Intesa San Paolo». Il Tribunale ha così dichiarato accertato l'inadempimento di Intesa agli obblighi del contratto quadro e conseguentemente ha condannato la banca a risarcire agli attori il danno «pari al controvalore delle azioni acquistate oltre interessi di legge dalla domanda fino al saldo effettivo». Oltre al pagamento delle spese legali pari liquidate in circa 17mila euro.

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