Cause civili più rapide ma un tribunale su cinque allunga i tempi medi
<span class="argomento">Nel 2022 durata a 532 giorni, -4,2% sul 2019. Un quinto delle sedi impiega oltre</span> il 10% in più, in altre aumenti minimi. Aosta e Ferrara al top per velocità
Nel 2022 i tempi delle cause civili in tribunale sono diminuiti in media del 4,2% rispetto al 2019, ma con forti variazioni territoriali. Tanto che in un quinto delle sedi le durate sono aumentate di oltre il 10 per cento. E, in termini assoluti, si va dai poco più di 200 giorni dei tribunali di Aosta e Ferrara (i più veloci) agli oltre tre anni di Isernia e Vallo della Lucania. È questo il quadro che emerge dall’analisi dei dati del ministero della Giustizia sul monitoraggio degli indicatori Pnrr.
Il percorso concordato dall’Italia con il Pnrr mira a ridurre i tempi dei processi civili nei tre gradi di giudizio del 40% entro giugno 2026, rispetto ai valori del 2019, e di tagliare l’arretrato più risalente. Del resto, l’Italia è agli ultimi posti a livello europeo per la lentezza della giustizia civile, come testimonia lo Scoreboard dell’Unione europea riferito ai dati del 2021.
Per raggiungere i target nella scorsa legislatura era stato potenziato l’ufficio del processo, lo staff di supporto del giudice: i nuovi “addetti” vincitori del primo concorso sono arrivati negli uffici a febbraio 2022. Ma si tratta di incarichi a tempo di cui molti tribunali chiedono la stabilizzazione. Non ha invece ancora inciso la riforma del processo civile, entrata in vigore quest’anno.
Gli obiettivi e i risultati
Per calcolare i tempi, il Pnrr considera il “disposition time”, un indicatore usato da tempo a livello europeo e basato sul rapporto tra procedimenti pendenti e definiti. Il target di riduzione del 40% riguarda il disposition time complessivo di tutti e tre i gradi di giudizio. Il ministero l’ha poi declinato in misura diversa per tribunale e corte d’appello (-56%) e Cassazione (-25%).
Il disposition time nei tre gradi di giudizio è passato da 2.512 giorni nel 2019 a 2.215 nel 2022, con un calo dell’11,8 per cento. Ma la diminuzione è stata trainata soprattutto dalla Cassazione, dove si è passati da una media di 1.302 giorni a 1.063 (-18,4%), e dalle corti d’appello, da 654 a 620 giorni (-5,1%). Nei tribunali, invece, i tempi si sono accorciati solo del 4,2% e cioé di 24 giorni, passando dai 556 giorni del 2019 ai 532 del 2022.
Ci sono, però, forti differenze territoriali che si riflettono anche sulle materie. E, nonostante diversi tribunali del Sud guidino la classifica dei miglioramenti (in testa c’è Barcellona Pozzo di Gotto, -52%), i tempi più lunghi in termini assoluti continuano ad affliggere soprattutto il Meridione. Fra le 12 sedi sotto i 300 giorni, compaiono infatti solo due tribunali del Sud (Marsala, 211 e Campobasso, 295) mentre a superare i due anni (fatta eccezione per Trieste, 746 giorni) sono tutte sedi meridionali.
Sul fronte della giustizia civile, il Pnrr ha stabilito anche l’obiettivo di ridurre i procedimenti arretrati che hanno superato i limiti di «ragionevole durata» fissati dalla legge: tre anni in tribunale e due in corte d’appello. Il calo è programmato in due step: entro il 2024 un taglio del 65% in tribunale e del 55% e in corte d’appello e poi, entro giugno 2026, del 90% sia in tribunale che in corte d’appello. Anche sull’arretrato i risultati dei tribunali (-9,3%) sono stati inferiori a quelli delle corti d’appello (-28,3%).
Sul territorio
È iniziato prima del Pnrr il percorso per ridurre tempi e arretrato del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, come spiega il presidente, Giovanni De Marco, nominato nel 2016: «Abbiamo puntato sulla stabilità dei magistrati nei ruoli e sulla specializzazione, per quanto possibile in un piccolo tribunale. E abbiamo impiegato al massimo i magistrati onorari. Il Pnrr, invece, ci ha solo sfiorati: sono arrivati 17 addetti all’ufficio per il processo, ma sono risorse a termine. Cinque sono già andati via perché hanno vinto altri concorsi».
Una valutazione positiva dell’ufficio del processo la dà Gabriella Maria Casella, presidente del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (durate in calo del 23,5% ma tempi ancora lunghi, 794 giorni). «Sta funzionando ma sono persone che ora vanno stabilizzate perché abbiamo investito molto nella formazione e non si può ricominciare da capo». «Il miglioramento è cominciato nel 2020 con la riorganizzazione delle sezioni per aumentarne la specializzazione – continua Casella –. A febbraio 2022 sono arrivati gli addetti all’ufficio del processo (circa un centinaio) che ho assegnato al 60% al civile e, per la maggior parte, direttamente ai magistrati proprio per ridurre l’arretrato che siamo riusciti a tagliare del 25,5 per cento».
A Gela, invece, pesa l’emergenza criminalità. «Stiamo lavorando per abbattere l’arretrato, che allunga i tempi – spiega il presidente del Tribunale, Roberto Riggio – ma, visto il contesto in cui operiamo, siamo costretti a tenere alta la guardia nel settore penale, concentrando lì molte delle risorse, anche in ragione dei numerosi procedimenti che ci arrivano dalla Direzione distrettuale antimafia. Inoltre, subiamo un turn over sfrenato, sia dei magistrati, sia del personale amministrativo. Tanto che stiamo impiegando gli addetti all’ufficio per il processo anche come cancellieri per tenere le udienze penali».
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di Ennio Codini - Professore associato di diritto pubblico presso l'Università Cattolica di Milano