Cgue: nessun cartello sul cemento per Buzzi Unicem e Italmobiliare
La Corte di giustizia annulla le decisioni della Commissione relative alle richieste di informazioni inviate a quattro produttori di cemento europei, tra cui le italiane Buzzi Unicem e Italmobiliare, oltre a HeidelbergCement e Schwenk Zement, in un procedimento avviato nel 2010 per presunte infrazioni consistenti in restrizioni dei flussi commerciali e delle importazioni nello Spazio economico europeo, ripartizione del mercato, coordinamento dei prezzi e connesse pratiche anticompetitive.
Con le sentenze del 10 marzo nelle cause (C-247/14P, C-248/14P, C-267/14P, C-268/14P) i giudici di Lussemburgo hanno affermato che le decisioni con cui la Commissione nel marzo 2011 ha chiesto alle imprese interessate di rispondere a un questionario vertente sui sospetti di infrazione «non sono sufficientemente motivate».
Per la Corte, che ha ribaltato la sentenza emessa in primo grado dal tribunale Ue, le domande della Commissione contenute «non lasciano emergere, in modo chiaro e inequivocabile, i sospetti d'infrazione». Invece, secondo il diritto dell'Unione, la motivazione delle decisioni «deve essere adeguata alla natura dell'atto e deve far apparire in forma chiara e inequivocabile l'iter logico seguito dall'autore, in modo da consentire agli interessati di conoscere le ragioni del provvedimento adottato e al giudice competente di esercitare il proprio controllo».
Inoltre, aggiunge un comunicato della Corte, «una richiesta d'informazioni costituisce, al pari di una decisione di accertamento, una misura d'indagine che è generalmente utilizzata nella fase istruttoria del procedimento», per la quale, dunque, è ammesso un certo margine di indeterminatezza. Tuttavia, nel caso specifico, erano passati vari mesi dall'avvio del procedimento e più di due anni dai primi accertamenti, per cui «la Commissione disponeva già di informazioni che le avrebbero consentito di esporre con maggiore precisione i sospetti di infrazione che gravavano sulle imprese considerate». Di conseguenza, i giudici sono giunti alla conclusione che le decisioni della Commissione non sono sufficientemente motivate sul piano giuridico ed hanno annullato le sentenze del Tribunale nonché le decisioni della Commissione.
Corte Ue -Sentenze 10 marzo 2016 - Cause C-247/14P, C-248/14P, C-267/14P, C-268/14P