Congresso Forense: la voce delle associazioni tra IA, riforme e riscatto dell’Avvocatura
Nella seconda giornata sono intervenute le associazioni generaliste: Anai, Mf, Anf, Aiga, e quelle specialistiche: Ucpi, Agi, ONDiF, Unione forense diritti umani, Uncc
Proseguono al Lingotto di Torino i lavori del XXXVI Congresso Nazionale Forense, che si concluderà domani. La seconda giornata è stata dedicata agli interventi delle associazioni forensi, in un confronto che ha messo al centro i temi della riforma della giustizia, dell’intelligenza artificiale e dell’identità dell’Avvocatura.
Per Isabella Stoppani, presidente ANAI, il nodo resta il riconoscimento costituzionale dell’avvocato. «È un peccato – ha detto – che la riforma non abbia previsto l’inserimento dell’avvocato in Costituzione. È un tema sempre più urgente, anche in relazione all’uso dell’intelligenza artificiale: la tutela dei diritti passa dall’obbligatorietà della difesa». Sui rischi legati all’IA ha richiamato l’attenzione sulla segretezza dei dati e sul ruolo insostituibile del giudizio umano: «Non possiamo ridurre la nostra civiltà giuridica a un calcolo di probabilità».
Elisa Demma, presidente del Movimento Forense, ha ricordato che la legge professionale è ormai una realtà: «Non è più una richiesta ma un risultato. È la spina dorsale dell’Avvocatura, anche se non risolve tutti i problemi». Ha sottolineato il valore delle oltre 240 mozioni in discussione, «specchio delle istanze dell’intera categoria» e base del lavoro futuro dell’Organismo Congressuale Forense.
Sul rapporto tra tecnologia e professione è intervenuto Giampaolo Di Marco, segretario generale ANF: «Dobbiamo collocarci tra la macchina che elabora il linguaggio e la verità del contenuto. Non possiamo delegare ai calcolatori una funzione che resta giurisdizionale e umana». L’uso dell’IA, ha aggiunto, «deve diventare occasione di riflessione critica per l’Avvocatura».
Carlo Foglieni, presidente AIGA, ha rivendicato i risultati ottenuti in materia previdenziale – dalla riduzione dei minimi al riconoscimento di un anno di anzianità – e ha invitato alla cautela sulla “cancellazione” della riforma Cartabia: «Cambiare tutto da capo sarebbe un errore. Servono correttivi, a partire dal giudice di pace». Sulla separazione delle carriere ha ribadito che «va discussa senza pregiudizi politici».
Ampio spazio poi al Coordinamento nazionale delle Associazioni specialistiche, che riunisce 17 sigle. Francesco Petrelli (UCPI) ha richiamato l’importanza dell’unità: «La riforma costituzionale sulla separazione delle carriere riguarda tutti. Davanti a un giudice terzo e indipendente siamo chiamati, come avvocati e cittadini, a sostenere una legge giusta, a prescindere da chi la propone».
Tatiana Biagioni (AGI) ha presentato il Coordinamento come «nuova realtà politica forense»: «Rappresentiamo 60mila professionisti. Vogliamo essere una voce unitaria e propositiva, promuovendo formazione continua e specializzazione. L’autorevolezza dell’Avvocatura nasce da competenza e aggiornamento».
Sullo stesso tema Claudio Cecchella (ONDiF) ha illustrato la nascita delle scuole biennali di specializzazione, «che uniscono università, magistrati e avvocati» e introducono una didattica più pratica e interdisciplinare. «La coesione tra le associazioni – ha detto – è un segno di unità e uno strumento per contribuire alla legislazione futura».
Anton Giulio Lana (Unione Forense per i Diritti Umani) ha evidenziato l’impatto dell’intelligenza artificiale generativa sui diritti umani e sulla privacy, richiamando la necessità di competenze specialistiche per affrontarne le implicazioni.
Infine Alberto Del Noce (UNCC) ha difeso l’oralità del processo: «Il processo deve tornare in presenza, non per nostalgia ma per garantire alle parti la percezione della giustizia. È l’unico vero antidoto agli abusi dell’IA». Sulla riforma Cartabia ha parlato di «possibili interventi mirati», ma ha invitato alla prudenza sui tempi: «Con l’esigenza del PNRR, sarà difficile un percorso rapido. Dobbiamo continuare a dire: avvocato in aula».
La giornata si è chiusa con un momento simbolico: la riconsegna della toga e del tocco di Fulvio Croce al Consiglio dell’Ordine di Torino e alla Fondazione omonima, alla presenza dei presidenti Francesco Greco (CNF) e Simona Grabbi (COA Torino). «Sta tornando a casa un simbolo fondamentale dell’Avvocatura – ha detto Grabbi – che ricorda il sacrificio di Croce e il valore della nostra missione».