Reato mettere in commercio prodotti "made in Italy" senza indicare il produttore

Non si può mettere in commercio un prodotto con la sola dicitura "made in Italy", senza che ci sia anche il nome della ditta che lo produce. In caso contrario l'attore rischia una sanzione penale. Lo chiarisce la Cassazione con la sentenza n. 34669/21.

I fatti. Alla base della pronuncia una vicenda in cui il tribunale di Roma, quale giudice del riesame delle misure cautelari reali, aveva confermato il decreto 2 dicembre 2020 di convalida del sequestro probatorio, emesso dal pm presso il tribunale di Roma e avente per oggetto 1.925 prodotti recanti l'etichetta "made in Italy", destinati alla vendita nell'esercizio commerciale di un cittadino asiatico indagato per i reati di cui agli articoli 515 del Cp ("frode nell'esercizio del commercio") e 517 del Cp ("vendita di prodotti industriali con segni mendaci").

Il ricorso in Cassazione

Avverso il richiamato provvedimento è stato proposto ricorso per Cassazione. Alla base dell'appello un motivo secondo cui non era stata censurata l'omessa motivazione del provvedimento (impugnato), dal momento che la documentazione prodotta era idonea a dimostrare la correttezza e la legittimità dell'etichettatura nonché l'effettiva provenienza italiana dei prodotti, come era appunto dimostrato dalle visure e dal corredo fotografico. I Supremi giudici hanno respinto l'appello in quanto sui prodotti vi era una generica dicitura "made in Italy" senza l'indicazione dell'industria produttrice (non consentendo così di ricostruire la filiera che portava a un soggetto produttore), ossia dell'imprenditore che aveva la responsabilità giuridica, economica e tecnica del processo di produzione.

Conclusioni. Secondo la Cassazione, quindi, l'imputato aveva tutto il tempo nella fase di merito per apporre sui prodotti destinati al commercio la fonte di provenienza - ma non l'ha fatto – accollandosi così la responsabilità penale prevista dalla legge.