Penale

Crac Cirio: Cassazione conferma condanna Cragnotti a 5 anni e 3 mesi

Per la I Sezione penale, sentenza n. 35297 depositata oggi, il ricorso prospetta una "alternativa valutazione dei dati disponibili"

di Francesco Machina Grifeo

Depositate le motivazioni della sentenza con cui la Corte di cassazione, il 12 marzo scorso, ha definitivamente respinto il ricorso di Sergio Cragnotti, ex patron del gruppo alimentare Cirio e ex presidente della Lazio, contro la condanna a 5 anni e 3 mesi per bancarotta fraudolenta patrimoniale, comminatagli, in sede di rinvio (dopo un annullamento in Cassazione della prima condanna nel 2017), dalla Corte di appello di Roma, il 26 giugno 2019 (che aveva rivisto al ribasso la pena, assolvendolo dall'accusa più grave).

Nel ricorso, Cragnotti lamentava la mancata applicazione delle attenuanti concesse invece a Cesare Geronzi concorrente nel medesimo reato. Ha inoltre dedotto di essere anziano, che il reato è risalente nel tempo e di aver tenuto un comportamento processuale corretto.

Per la I Sezione penale, sentenza n. 35297 depositata oggi, però il ricorso prospetta una "alternativa valutazione dei dati disponibili, dove assume valenza prevalente la considerazione della condotta successiva ai reati rispetto alla condotta criminosa tenuta con riguardo ai singoli reati e nella complessiva vicenda oggetto del procedimento, che invece è stata ritenuta di maggior significato nella ponderazione del trattamento sanzionatorio dalle sentenze di merito".

Non solo, a fronte di un onere motivazionale correttamente espresso dal giudice di merito, in tal modo si chiede al giudice di legittimità una diversa valutazione dei fatti che non gli è consentita. Infine, è congrua anche la motivazione fornita dalla Corte di appello per gli aumenti di pena a causa della pluralità dei fatti di bancarotta e per la rilevanza del danno patrimoniale.

Il crac della Cirio ha toccato la cifra monstre di 1.125 miliardi di vecchie lire, travolgendo i risparmi di circa 35mila investitori. Inizialmente Cragnotti era stato condannato a 9 anni di reclusione, poi ritoccata in appello a 8 anni e 8 mesi.

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