Giustizia

Dal 3 dicembre i ricorsi alla Consulta saranno soltanto telematici

Debutta alla Corte costituzionale il processo digitale che si applicherà alle nuove cause

di Antonello Cherchi

Il processo telematico entra nella Corte costituzionale. Dal 3 dicembre i ricorsi davanti alla Consulta viaggeranno sul canale digitale grazie alla neonata piattaforma e-Cost, che consentirà alle parti coinvolte nel processo di inviare gli atti in un formato dematerializzato e alla cancelleria della Corte di riceverli e creare un fascicolo che non avrà più bisogno di carta. La novità arriva dopo una serie di iniziative che hanno esordito nel corso del 2020 e che hanno via via aperto la Consulta al mondo delle nuove tecnologie: dalle sentenze sottoscritte con firma digitale, alla app dedicata alle attività della Corte, allo sbarco di quest’ultima su Twitter, fino alle udienze da remoto imposte dalla pandemia.


Addio alla carta

Il progetto del processo telematico non è di oggi. Nasce, infatti, una decina di anni fa, ma è sotto la presidenza di Giorgio Lattanzi (da marzo 2018 a dicembre 2019) che ha nuovo impulso. I presidenti successivi, tra i quali l’attuale ministra della Giustizia Marta Cartabia, proseguono su quella strada e Giancarlo Coraggio, alla guida della Consulta da dicembre 2020 (terminerà il mandato il 28 gennaio dell’anno prossimo), ha portato a termine il progetto.

Tutto ruota intorno alla piattaforma e-Cost, che rappresenta il canale di transito di tutti gli atti in formato digitale: dal deposito dei ricorsi, all’invio di ulteriore documentazione, alle notifiche e agli avvisi che le parti coinvolte nel processo si scambieranno con la cancelleria della Corte.

Il debutto
Questo accadrà dal 3 dicembre: tutti i giudizi il cui atto introduttivo sarà depositato a partire da quella data nasceranno già in modalità digitale e proseguiranno senza più conoscere la carta. Questo sarà possibile anche perché la Corte già dispone di un sistema interno informatizzato che consente di creare il fascicolo dematerializzato. Ora, però, i ricorsi e gli altri documenti arrivano su carta e devono, dunque, essere scansionati e caricati nel sistema. La nuova piattaforma eliminerà questo passaggio: gli atti arriveranno direttamente in formato digitale, assicurando così un sensibile risparmio di carta e di tempo.

La carta, tuttavia, non sparirà completamente. Infatti, i ricorsi pendenti al 3 dicembre - erano 338 quelli da decidere al 27 novembre - che sono nati su carta, continueranno ad esistere in quella modalità. Se ci saranno, per esempio, degli atti aggiuntivi o degli altri documenti da inviare alla cancelleria, si tratterà di fogli e non di bit.


L’accesso a e-Cost

Avvocati liberi professionisti abilitati al patrocinio in Cassazione e avvocati dello Stato, chi è titolato a promuovere un giudizio davanti alla Corte costituzionale (per esempio, le cancellerie dei tribunali civili, penali e amministrativi: i magistrati possono, infatti, proporre davanti alla Corte ricorsi in via incidentale), chi può partecipare ai giudizi di ammissibilità dei referendum: tutti costoro potranno richiedere le credenziali per accedere alla piattaforma e-Cost e inviare e ricevere gli atti in formato digitale.

L’accesso sarà possibile anche con Spid, ma, poiché all’identità digitale non è al momento associata una qualifica (per esempio, l’essere un avvocato), al primo ingresso andranno comunque richieste le credenziali, in modo da consentire di verificare se il richiedente è titolato a partecipare ai giudizi davanti alla Corte.

Il nuovo sistema - che si è ispirato a e-Curia, la piattaforma su cui viaggia il processo digitale della Corte di giustizia dell’Unione europea - nasce come sistema aperto, destinato a svilupparsi e ad accogliere possibili aggiustamenti.

Tra le evoluzioni in cantiere, l’interconnessione di e-Cost con il ministero della Giustizia e con le piattaforme delle altre giurisdizioni, come quella civile e amministrativa, che già da tempo hanno il processo digitale.

UDIENZE ALLARGATE

“Amici curiae” ed esperti
Dallo scorso anno i processi della Corte costituzionale si sono aperti alla società civile con l'istituto degli “Amici curiae”. Le formazioni sociali senza scopo di lucro e i soggetti istituzionali portatori di interessi collettivi e diffusi possono presentare un'opinione scritta non più lunga di 25mila caratteri (ora con il processo digitale si dovrà spedirla via mail). Con un decreto del presidente della Corte sono ammesse le opinioni che presentano elementi utili al caso in discussione. Quest'anno le richieste degli “Amici curiae” sono finora state 27, di cui 9 dichiarate ammissibili e le altre ancora da decidere; nel 2020 sono state 64, di cui 28 ammesse e hanno riguardato 12 giudizi su un totale di 326. Sempre dal 2020 è ammessa la figura dell'esperto: persone di chiara fama possono essere convocate in udienza per chiarire particolari aspetti

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